Bologna, truffata da una banda che clona targhe e auto, stritolata dalla burocrazia

7 Apr 2019 11:31 - di Roberto Frulli

Truffata da una banda di malviventi che le hanno clonato targa e macchina, una Fiat 500X rossa. E stritolata dalla burocrazia che non le consente, al momento, di ottenere giustizia fino al punto di rischiare che la propria auto, clonata, finisca perfino inghiottita da un procedimento fallimentare. E’ l’incredibile vicissitudine che sta vivendo una giovane marchigiana, ingegnere biomedico, che vive e lavora a Bologna. E che, da un giorno all’altro, si è trovata risucchiata in una vicenda dai contorni grotteschi e kafkiani scoprendo di essere finita vittima di una truffa e di non potersi neanche difendere. Perché non risulta come persona offesa.

Tutto inizia nell’estate del 2018 quando l’ingegner R.R. consegna in conto vendita, a un concessionario auto di Zola Predosa, un comune della città metropolitana di Bologna, la propria Fiat 500X rossa, acquistata un anno e mezzo prima da un altro concessionario di Bologna e per la quale sta, tuttora, pagando le rate mensili a Fca. La cifra pattuita con l’autosalone bolognese per vendere la Fiat 500X che ha 24.000 chilometri è di 14.000 euro.

Il nuovo acquirente si materializza cinque mesi dopo, ai primi di novembre 2018. E il 14 novembre viene fissato il passaggio di proprietà. Ma, quel giorno, al momento di procedere con l’atto, la giovane marchigiana scopre che la Fiat 500X rossa non è più formalmente sua poiché non è più intestata a lei ma ad un autosalone di Bracciano di proprietà di S.M. che avrebbe acquistato l’auto, ufficialmente, un mese prima per 1.200 euro. Un prezzo che è meno del decimo del valore effettivo, 14.000 euro, appunto. L’uomo, in realtà, è solo l’ultimo acquirente dell’auto di proprietà dell’ingegnere marchigiana.

Tre passaggi di proprietà falsi per la Fiat 500X rossa clonata

Dalla banca dati di Aci Pra risultano, infatti, ben tre passaggi di proprietà della Fiat 500X, in realtà mai autorizzati dall’ingegnere residente a Bologna. C’è un primo tentativo, a metà settembre 2018, di un gruppo di persone per vendere la Fiat 500X rossa a una donna di Roma, S.C.. Che, però, intuito che qualcosa non va, cinque giorni dopo annulla la vendita al Pra.

Ai primi di ottobre 2018 la banda dei riciclatori di auto rubate e, poi, clonate, torna alla carica. E, stavolta, riesce a piazzare a 12.000 euro la Fiat 500X rossa rubata a luglio a Roma e con la targa clonata, ad una società romana di noleggio auto. Che, a sua volta, la venderà quasi subito all’autosalone di Bracciano, ufficialmente a 1.200 euro, così almeno risulta dalle visure.

La vera proprietaria della Fiat 500X rossa, l’ingegnere marchigiana  è, in quel momento, totalmente ignara di questi passaggi dell’auto identica, in tutto e per tutto, alla sua. Lo scoprirà solo un mese dopo nel momento in cui si recherà all’autosalone bolognese dove ha lasciato la sua Fiat 500X rossa per venderla.

A quel punto contatta allarmata il proprietario dell’autosalone di Bracciano, S.M., per chiedere spiegazioni. L’uomo cade dalle nuvole. E assicura che denuncerà la vicenda alla Polizia Stradale. Di fatto la Stradale di Roma sequestrerà in quell’autosalone una Fiat 500X rossa rubata identica, targa compresa, a quella dell’ingegnere marchigiana che si trova a Bologna.

Com’è potuto accadere? Come potrebbe accadere a chiunque, oggi: la banda ha rubato una Fiat 500X rossa e, poi, ha clonato targa, libretto e numero di telaio ricopiandoli dalla Fiat 500X rossa di R.R.
Il 15 novembre, il giorno dopo aver scoperto che la sua auto è stata clonata, l’ingegnere biomedico presenta denuncia a un commissariato di polizia di Bologna convinta, fino a quel momento, di riuscire a ottenere giustizia. Come penserebbe qualsiasi cittadino onesto.
Ma l’odissea, in realtà, è solo all’inizio.

L’Aci Pra di Bologna, alla quale l’ingegner R.R. e il suo legale, si rivolgono più volte chiedendo l’accesso agli atti e una copia conforme di quanto risulta depositato all’Aci Pra di Roma, scopre cosa è accaduto: la procura a vendere – falsa, poiché mai autorizzata dall’ingegnere – è composta di due pagine, una diversa dall’altra. Così come è falsa anche la firma apposta: non è quella dell’ingegnere, vera proprietaria dell’auto.

La svista degli impiegati dell’Aci Pra di Roma e la procura a vendere non conforme

Secondo l’Aci Pra di Bologna, il nodo sta proprio qui: i colleghi degli uffici capitolini dell’Aci Pra di Roma non avrebbero mai dovuto accettare quella “procura a vendere” perché non conforme: avrebbe dovuto avere un numero di registro e l’Aci Pra di Roma dovrebbe aver avuto in archivio una copia conforme – e non una copia semplice – perché l’originale si sarebbe dovuto trovare presso il notaio che l’ha autenticata.
Alla pratica, inoltre, dovevano essere allegati anche i documenti di identità della venditrice.

Come è potuto accadere? Chi ha materialmente accettato al Pra di Roma quell’atto chiaramente non conforme consentendo alla banda di truffatori di dare il via al raggiro? E’ possibile che i truffatori che hanno clonato la Fiat 500X rossa dell’ingegnere in tutto e per tutto – targa, modello e, perfino, colore – , fossero consapevoli di poter contare su una falla nella procedura? Qualcosa certamente non ha funzionato all’Aci Pra di Roma.

La beffa finale: la Fiat 500X clonata entra nel fallimento dell’autosalone

All’ingegnere marchigiana l’Aci Pra di Bologna assicura che l’avrebbe ricontatta appena ottenute ulteriori informazioni sulla truffa. Ma, ad oggi, nessuno, né dall’Aci Pra di Bologna né dall’Aci Pra di Roma si è fatto sentire.

A metà novembre, dopo la denuncia dell’ingegnere bolognese, la sezione di polizia giudiziaria della Stradale riesce a identificare la banda arrestando una persona, denunciandone 4, ipotizzando il reato di riciclaggio, sequestrando 5 veicoli clonati, documenti d’identità e di circolazione falsi, targhe rubate e contraffatte ma anche una pistola, una Beretta calibro 22 rubata con 10 cartucce.

Per ben tre volte l’ingegnere marchigiana R.R. chiede, con tre istanze – l’ultima qualche giorno fa – attraverso il suo legale, di essere inserita come parte offesa nel fascicolo aperto, nel frattempo, dalla Procura di Roma per potersi difendere dalla truffa.
Nelle more di una decisione che a 5 mesi di distanza dalla denuncia ancora non si concretizza, alla donna arriva, invece, a febbraio una beffa ulteriore: sulla sua Fiat 500X rossa è stato apposto un “gravame” per un procedimento concorsuale.

In pratica il proprietario dell’autosalone di Bracciano, S.M. che aveva acquistato per 1.200 euro la Fiat 500X rossa rubata e clonata utilizzando targa e libretto falsi dell’auto di R.R. ha dichiarato fallimento. E i suoi creditori ora potrebbero rifarsi sull’auto dell’ingegnere bolognese che, in quanto clonata, rischia di entrare nell’attivo fallimentare  e di essere oggetto di vendita da parte del curatore per pagare i creditori di S.M..

Così ora l’ingegnere marchigiana non solo è stata truffata, non solo non può difendersi perché la Procura di Roma , a 5 mesi distanza dalla sua denuncia-querela non l’ha ancora riconosciuta come parte offesa, non solo è costretta a continuare a pagare le rate dell’auto fino a quando Fca non risponde alle sue richieste ma rischia anche di vedersi venduta la sua auto dal curatore che deve pagare i debiti dell’autosalone di Bracciano fallito dopo aver acquistato l’autovettura rubata. Kafka non avrebbe saputo fare di meglio.

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