Battisti, retromarcia dello scrittore Pennac: L’appello? Grande stupidaggine
Dopo il voltafaccia di Saviano e la confessione di Vauro – che ha ammesso recentemente di non aver mai firmato personalmente a favore del killer Cesare Battisti ma di aver “subìto” quella “sua” firma che qualcun altro appose al posto suo – arriva anche la retromarcia dell’intellettuale francese Daniel Pennac sull’appello degli intellettuali che si mobilitarono per invocare la protezione del pluricondannato terrorista rosso dei Pac all’epoca latitante in Francia e protetto dalla cosiddetta “dottrina Mitterand“.
Sollecitato da un giornalista del quotidiano “Il Gazzettino” a Venezia in chiusura della rassegna “Incroci di civiltà”, il festival di letteratura ideato da Ca’ Foscari, Pennac, che fu tra i firmatari dell’appello di intellettuali in favore di Cesare Battisti quando si era rifugiato a Parigi, si cosparge il capo di cenere: “Io, in quell’epoca, mi sono opposto alla estradizione di Cesare Battisti quando era in Francia. E’ stata – ammette l’intellettuale francese – una grande stupidaggine da parte mia“.
“Battisti – concede ora Pennac – ha mentito alla Giustizia italiana, ha mentito a Mitterrand e a coloro che si facevano garanti per lui che si è rivelato un assassino. Dunque io sono stato uno stupido!”.
Tuttavia, la Grandeur è la Grandeur. E, quindi, c’è, pur sempre qualche distinguo che soccorre l’ideologia e certe scelte fatte in nome dell’ideologia. E, quand’anche non fosse così, c’è da difendere il nome di Mitterand, una specie di monumento umano intoccabile per taluni francesi: “Ma io ho difeso un’idea – sostiene Pennac – questa è veramente politica pura. Mitterrand in quegli anni, 1985-1990, ha – arriva dire Pennac senza cogliere il senso del ridicolo di ciò che afferma – disarmato le Brigate rosse italiane. Ci sono persone che hanno deposto le armi. Lui ha messo fine alla guerra civile. Se Mitterrand non avesse disarmato i brigatisti non ci sarebbe stata quella pace. La sua azione è stata quindi molto importante. Io non rilascerò altre interviste su questo argomento”.
Il commento che ci aspetteremmo da tutte le facce di Vauro di questo paese: Sono (stato) uno stupido.