Anche le pulci hanno la tosse: ora è Di Maio a dare l’ultimatum a Salvini
Dopo il derby infuocato a distanza con Matteo Salvini a suon di rivendicazioni, Di Maio prende carta e penna e scrive una lettera al Corriere della Sera rivolta all’alleato “colpevole” di stringere in Europa alleanze con chi «non rispetta l’Italia». Un ultimatum che ha il sapore di un tentativo disperato di recuperare il gap con la Lega, un attacco senza armi. A lui dico grazie per il sostegno offerto al cambiamento – scrive il vicepremier grillino – ma basta «scortesie» ai ministri 5Stelle. Le europee si avvicinano e le crepe all’interno del governo si allargano. Da un lato Di Maio conferma l’alleanze con la Lega sui fatti ed è pronto a scommettere sulla durata del governo gialloverde, dall’altra è costretto a marca la distanza con il leader del Carroccio sulle questioni ideologiche per recuperare la fuga di voti dello storico elettorato grillino, spaesato dai venti di destra.
Di Maio: alleati sì, ma basta sgambetti
«Caro Matteo grazie per il sostegno che hai offerto al cambiamento che abbiamo avviato. Certo, siamo diversi. Ci sono delle diversità tra il M5S e la Lega, è evidente, ma per questo c’è anche un accordo di base, una road map che culminerà al termine del naturale corso della legislatura». Soddisfatto per il lavoro svolto e il gioco di squadra, per Di Maio è tempo «è arrivato il momento di fare un po’ di ordine, anche alla luce degli ultimi sviluppi politici e mediatici che hanno lasciato trapelare una tensione all’interno del governo». Da parte dei 5Stelle, che sottolinea sono il «maggiore azionista dell’esecutivo», non c’è alcuna tensione, premette il vicepremier grillino, ma basta sgambetti. Nella lettera al Corriere Di Maio rivendica tutti i provvedimenti portati a casa nel rispetto del contratto di governo, dal reddito di cittadinanza allo sblocca cantieri, dalle misure a sostegno della gamiglia gino alla “storica” firma della vita della seta, dal Decreto dignità al revenge porn. E non manca di sottolineare l’“eleganza” dimostrata nel non rivendicare, come avrebbe potuto, la paternità di questi passi. «Mi piace invece pensare di averli compiuti assieme, questi passi, come squadra. Ribadisco – continua con toni polemici verso l’iperattivismo e la sovraesposizione mediatica di Salvini – che nel M5S non ci alziamo al mattino con l’ansia di dover cercare la nostra firma sotto qualche decreto, siamo certi del nostro lavoro». Poi non manca di marcare i paletti sulla flat tax: «Condividiamo i termini e lo scopo. Ne parla il contratto e sarà uno dei punti che occorrerà raggiungere, associandovi, a mio parere, comunque un principio di proporzionalità per fare in modo che il beneficio stesso sia distribuito con criterio verso le famiglie e il ceto medio». Ma è sul terreno minato delle autonomie che si concentra l’altolà all’alleato leghista: «Siamo e dobbiamo restare, in qualità di rappresentanti dello Stato, garanti della coesione nazionale. È ciò su cui lavora ogni singolo ministro del M5S, davanti ai quali ultimamente ho notato una certa scortesia ingiustificata da parte di qualcuno, che mi auguro non si ripeterà».
L’ultimatum spuntato alla Lega
Un colpo al cerchio, uno alla botte. Da una parte sottolinea l’importanza del supporto fornito dalla Lega a queste misure, dall’altra “invita” il leader del Carroccio ad abbassare i toni e si dice preoccupato dalla politica europea dell’alleato: «Trovo ad esempio paradossale, è la mia opinione, un’alleanza europea con quei governi che rifiutano di accettare la ridistribuzione dei migranti che arrivano in Italia. O lamentarsi con l’Ue perché non accetta le quote e poi stringere intese partitiche con gli stessi Paesi (penso ad Orbán) che sono causa della nostra emergenza. Paesi tra l’altro che ci ignorano e ci snobbano, violando le regole, mancando di rispetto all’Italia e agli italiani». Iniziata ufficialmente la partita della campagna elettorale per le elezioni europee di maggio il leader 5Stelle è “costretto” ad alzare la voce e fa capire che non è disposto a fare sconti a nessuno.