Altro che Pd e botti di Natale, svolta nelle indagini sulla bomba a una sede leghista: indagati 2 marocchini

9 Apr 2019 10:58 - di Lara Rastellino

Quando il 6 gennaio scorso, alle 16.00, un boato squarciò la tranquillità pomeridiana del piccolo centro di San Valentino Torio, in provincia di Salerno, non si sapeva chi avesse potuto piazzare un petardo per lasciarlo esplodere contro la sede locale della Lega: quel che è stato chiaro e certo da subito però, è che quello sfregio è stato un chiaro attacco a Salvini e alla Lega, un atto intimidatorio per contro i militanti del carroccio e una preziosa occasione per il Pd di dimostrarsi – ancora – una forza d’opposizione che, invece di esprimere solidarietà all’avversario politico, sostenne l’ipotesi assurda e improponibile dei botto di Natale.

Bomba contro la sede della Lega: indagati 2 immigrati marocchini

Ma altro che trick e track e stelle di Natale: quella innescata contro la sede della Lega nel Salernitano è stata una vera e propria bomba carta che una mano, oggi non più ignota, ha agganciato all’inferriata della porta della sede del partito leghista, lasciando che scoppiasse in tutto il suo fragoroso frastuono e spaventoso effetto-deflagrazione. Per fortuna però, a parte il boato e il bagliore scenografico dell’esplosione, quel petardo non ha causato danni rilevanti anche perché è caduto in terra prima di scoppiare. E oggi, finalmente, su quell’attentato che molti – a partire dai dem – hanno tentato di minimizzare, il cerchio si chiude e si stringe intorno a due migranti. Altro che botti di Natale… Come riporta in queste ore il sito de Il Giornale in un ampio servizio d’apertura che riprende la notizia lanciata da la Verità, «secondo i pm della procura di Nocera Inferiore, si tratterebbe di due immigrati marocchini, Abderrahim S. (41 anni) e di Moktar J. (37 anni), ora iscritti nel registro degli indagati per detenzione di esplosivi». Di più: sempre secondo la Verità, ripresa dal sito del quotidiano milanese diretto da Sallusti, «i loro appartamenti sono stati perquisiti nelle scorse ore e ora i marocchini si ritrovano iscritti nel registro degli indagati. A inchiodarli sarebbero state le immagini del circuito comunale di video-sorveglianza». Dunque, le indagini segnano la svolta: e dopo aver individuato i violenti che la scorsa epifania hanno fatto saltare in aria il portone d’ingresso della sede del Carroccio di San Valentino Torio, i tentativi di sminuire la portata criminale di quell’atto intimidatorio appaiono oggi ancor più risibili.

Inutile sminuire la portata criminale del gesto come fece il Pd

Non per niente, peraltro, dopo aver escluso che potessero essere stati gli anarchici o i no global a colpire, come riferisce sempre Il Giornale, «la procura di Nocera Inferiore ha messo gli occhi, per la prima volta, su due immigrati che abitano a Striano (Napoli) e a Sarno (Salerno)». Anche per questo, oggi, con senno di poi, quelle dichiarazioni rilasciate da Mariano Falcone, vice-coordinatore regionale e responsabile per Salerno della Lega, che per primo ha definito come «inquietante» l’attentato dinamitardo, inserendolo senza giri di parole nel contesto di un «clima d’odio» serpeggiante nei confronti del leader del Carroccio che, in veste di ministro dell’Interno, ha dato un serio giro di vite sull’immigrazione clandestina e selvaggia, risuonano come un monito da non sottovalutare. Non per niente, «non si deve abbassare la guardia», ha sottolineato già il 6 gennaio Falcone a ridosso dell’agguato, ribadendo che, «chi cerca di sminuire queste cose rischia di comportarsi come chi, negli anni Settanta, definiva come ragazzate certi episodi che poi sono andati a sfociare nel clima degli anni di piombo»…

 

 

 

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