Allarme esodo dalla Libia, in centomila pronti a imbarcarsi per l’Italia
«Arriva a circa 100mila il numero complessivo dei migranti posizionati lungo tutta la costa libica, che sarebbero pronti ad imbarcarsi per l’Italia appena dovessero ricevere il segnale di farlo». È quanto scrive la Stampa, citando le stime dei rapporti di intelligence e l’allarme nelle comunicazioni fra Roma e Washington in caso do guerra civile.
Allarme esodo dalla Libia, in 100 mila pronti a imbarcarsi
«Se l’offensiva lanciata dal generale Haftar contro Tripoli si trasformasse in una guerra riconosciuta ufficialmente come tale dall’Onu, lo status legale di queste persone cambierebbe, e per il governo italiano diventerebbe impossibile rifiutare di aiutarle», sottolinea il quotidiano torinese testimoniando uno scenario molto preoccupante per l’esecutivo guidato da Conte che si troverebbe a dover far fronte all’esodo proprio a ridosso delle elezioni europee
Durante un’intervista con il Corriere della Sera il premier Serraj ha riferito che circa 800mila persone potrebbero invadere le nostre coste, tra cui anche criminali e potenziali terroristi, probabilmente allo scopo di accendere i riflettori sulla crisi libica in cerca di aiuto. «I rapporti di intelligence parlerebbero di almeno 6.000 profughi pronti a partire», scrive ancora La Stampa, ma «la stima complessiva più realistica, effettuata sul campo, dice invece che lungo l’intera costa libica ci sono circa centomila esseri umani praticamente con i piedi nell’acqua. Alcuni si qualificano come rifugiati, e altri come migranti». Al numero complessivo – rileva il quotidiano – andrebbero aggiunti anche i cittadini libici, come ha avvertito l’Alto commissario Onu per i Rifugiati, Filippo Grandi, che nel caso dell’esplosione di una vera guerra civile a tutto campo potrebbero iniziare anche loro a cercare rifugio lontano dal proprio paese». La stima delle centomila persone in arrivo dalla Libia è riservata ma realistica e mette in grave difficoltà il governo gialloverde con la linea dura di Salvini deciso a tenere chiusi i porti e a ostacolare le attività delle ong.
Sul piano legale la materia è regolata dala Convention Relating to the Status of Refugees del 1951, che garaativa lo status di rifugiati alle persone «perseguitate a causa della razza, la religione, la nazionalità…», un testo poi ampliato nel 1967 da un nuovo protocollo e rivisto ancora dalla Cartagena Declaration che estendeva lo status di rifugiato anche alle persone che fuggono dal proptio paese «perché le loro vite, la sicurezza o la libertà sono state minacciate dalla violenza generalizzata, l’aggressione straniera, i conflitti interni…». Questo testo non è vincolante ma – osserva ancora la Stampa – davanti alla fuga di massa da una guerra civile riconosciuta dall’Onu, «per Roma diventerebbe molto difficile tenere chiusi i porti e negare assistenza».