Venti di guerra su Israele: Hamas spara ancora. E Trump sul Golan risveglia i Paesi arabi

26 Mar 2019 12:28 - di Luciana Delli Colli

Non regge il cessate il fuoco tra Israele e Hamas. L’esercito dello Stato ebraico ha dato notizia di 30 lanci di razzi da Gaza dalle 22 di ieri sera, mentre raid israeliani hanno colpito una quindicina di obiettivi nella Striscia, tra cui due siti militari. Secondo un portavoce dell’esercito, alcuni dei razzi lanciati sono stati intercettati dalla contraerea israeliana, mentre a maggior parte sono caduti in zone disabitate. Il cessate il fuoco era stato annunciato ieri sera da un portavoce di Hamas, secondo cui l’Egitto aveva mediato una tregua tra il movimento e le forze israeliane. In realtà dallo Stato ebraico non era arrivata alcuna conferma, mentre poco prima l’esercito aveva reso noto di aver portato un raid contro il quartier generale di Ismail Haniyeh, uno dei leader di Hamas.

Trump riconosce la sovranità di Israele sul Golan

I venti di guerra che spirano sulla Striscia di Gaza, però, non sono gli unici per Israele: la situazione si fa sempre più tesa anche al confine con la Siria, sulle Alture del Golan, dove una decina di giorni fa l’intelligence israeliana ha annunciato di aver scoperto una cellula di Hezbollah. Proprio in riferimento a quella notizia, parlando dell’attacco di Hamas, ieri, Donald Trump ha annunciato che firmerà «una proclamazione presidenziale riconoscendo i diritti sovrani di Israele sulle Alture del Golan» perché «gli Usa riconoscono il diritto assoluto di Israele a difendersi». «Lo stato di Israele ha assunto il controllo delle Alture del Golan nel 1967, per garantire la sicurezza rispetto alle minacce esterne. Oggi azioni aggressive da parte dell’Iran e di gruppi terroristici nel sud della Siria, compreso Hezbollah, continuano a trasformare le Alture del Golan in potenziali basi da cui lanciare attacchi violenti contro Israele», ha aggiunto Trump, scatenando l’ira dei Paesi arabi e una reazione negativa anche da parte della Russia.

Lo stop di Russia e Paesi arabi

La decisione di Trump di riconoscere la sovranità di Israele sulle Alture del Golan, che furono annesse unilateralmente dallo Stato ebraico nel 1981, «avrà sicuramente conseguenze negative sia sul fronte della ricerca di una soluzione della crisi della regione che per il processo politico di pacificazione della Siria. Non c’è alcun dubbio», ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, facendo sapere che Mosca «deplora» il passo del presidente Usa, parlandone come di un’altra violazione del diritto internazionale. Per la Lega Araba la decisione di Washington «non cambia lo status dell’area», mentre l’Arabia Saudita ha ribadito che il Golan è «terra araba, siriana occupata» e la decisione di Trump, fermamente condannata, costituisce una «violazione della Carta delle Nazioni Unite e delle risoluzioni internazionali», che «avrà ripercussioni negative sul processo di pace in Medio Oriente, così come sulla sicurezza e la stabilità nella regione». Una posizione pressoché identica è stata espressa poi dal Qatar, mentre sulla questione è intervenuta anche la Turchia, parlando di «decisione infelice», che «non ha assolutamente valore».

 

 

 

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