Torna l’incubo della “par condicio”: dalla Lega sì al confronto all’americana

28 Mar 2019 15:25 - di Valerio Falerni

Le elezioni si avvicinano e la politica riscopre il “faccia a faccia” per esorcizzare l’incubo della par condicio televisiva, antica ossessione della sinistra ma autentico cilicio per gli ascolti Rai, sempre in calo quando sul piccolo schermo appaiono le noiosissime tribune politiche. In America il “faccia a faccia” è cult da quando un giovane e brillante John F. Kennedy riuscì ad imporsi sul più competente ma certamente meno telegenico Richard Nixon, apparso subito impacciato e sudaticcio. In Italia, il confronto televisivo è intrecciato con la storia della Seconda Repubblica perché sembrava fatto apposta per esaltare il bipolarismo centrodestra-centrosinistra rispettivamente incarnati da Silvio Berlusconi e Romano Prodi.

Negli Usa il confronto tv è cult

Sulla tv il Cavaliere giocava in casa. Da esperto tycoon conosceva perfettamente i segreti e la potenza del mezzo televisivo. Non per caso si aggiudicò il primo duello tv, quello che segnò anche visivamente l’ingresso in una nuova era politica e che lo vedeva opposto ad Achille Occhetto, l’inventore della “gioiosa macchina da guerra” (i Progressisti egemonizzati dal Pds), scioltasi come neve al sole proprio sotto gli effetti speciali degli spot televisivi (da qui la successiva legge sulla par condicio) della nascente Forza Italia, alleata della Lega al Nord e di An al Sud. Era il 1994 e fresco era ancora il ricordo delle antiche tribune politiche condotte da Jader Jacobelli, con il leader di partito al centro e giornalisti intorno a porgere domande. L’esatto contrario degli attuali talk-show, dove ad affollare il pollaio sono i politici.

La Vigilanza Rai alle prese con il regolamento sulla “par condicio”

Ora di confronto si è tornato a parlare nella Commissione di Vigilanza sulla Rai  dopo che il suo presidente, il forzista Alberto Barachini, che è anche relatore del regolamento che dovrà applicare la par condicio alle prossime europee, ha proposto  di trasformare le tribune politiche in un confronto all’americana per creare maggiore interesse nei telespettatori e alzare gli ascolti sempre bassi per le tribune. Un’idea subito raccolta favorevolmente dal capogruppo leghista a Palazzo San Macuto, Massimiliano Capitanio, a condizione che «gli ospiti siano concordati con il partito» in modo da «mandare in onda i politici più rappresentativi e più frizzanti». Il sì della Lega lascia pensare che la proposta di Barachini avrà il via libera. A quel punto tutto passerà nelle mani della Rai. I dirigenti di Viale Mazzini ne hanno viste tante, ma organizzare i “faccia a faccia” in una competizione elettorale tra liste proporzionali, cioè senza coalizione e priva di candidati premier, sarà un’impresa anche per loro.

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