Termini Imerese, arrestati i vertici di Blutec. Le denunce di Fratelli d’Italia
Malversazione ai danni dello Stato. È questa l’accusa mossa nei confronti di Roberto Ginatta, presidente del consiglio di amministrazione e di Cosimo Di Cursi, amministratore delegato di Blutec SPA che ha fatto scattare gli arresti domiciliari nei confronti dei due. La misura cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale Termitano mentre l’attività investigativa è coordinata dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese (Palermo), dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, in collaborazione con personale di altri reparti del Corpo. Dopo l’arresto dei vertici, i militari della Guardia di finanza sono andati nella sede centrale dell’azienda a Rivoli, in provincia di Torino, e nelle unità locali, compreso lo stabilimento di Termini Imerese, in provincia di Palermo, dove la Blutec avrebbe dovuto assicurare il rilancio dell’ex fabbrica Fiat. I finanzieri hanno notificato il provvedimento del gip che dispone anche il sequestro di 16,5 milioni di euro, l’ammontare del finanziamento che sarebbe stato distratto. «Il sequestro del complesso aziendale e la nomina di un amministratore giudiziario – dice all’Adnkronos il colonnello Cosmo Virgilio, comandante del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo – punta a togliere la proprietà agli indagati per evitare altre condotte delittuose. Al tempo stesso la preoccupazione della Procura è quella di garantire che l’azienda possa continuare nell’attività». Nei confronti del presidente del cda e dell’ad «è in fase di esecuzione anche una misura interdittiva concernente il divieto per la durata di 12 mesi di esercitare imprese e uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese». Contestualmente, è stato emesso un decreto di sequestro preventivo dell’intero complesso aziendale e delle relative quote sociali della Blutec SPA, nonché delle disponibilità finanziarie, immobiliari e mobiliari riconducibili agli indagati fino a concorrenza dell’importo di 16.516.342,28 euro.
Varchi (FdI): sul caso Blutec
la politica ha fallito
«Ancora una volta la magistratura interviene laddove la politica fallisce e non è in grado di tutelare il bene comune». Lo dichiara il deputato di Fratelli d’Italia, Carolina Varchi. «Da tempo infatti, l’azienda Blutec appare incapace di onorare gli impegni assunti per subentrare a Fca nello stabilimento di Termini Imerese. Il governo richiami immediatamente i vertici di Fca ex Fiat alle proprie responsabilità: dopo aver socializzato le perdite e capitalizzato gli utili per anni, si restituisca ai cittadini ciò che l’azienda ha avuto per decenni dai governi italiani. Fratelli d’Italia che da tempo segue questa vicenda che coinvolge molti dipendenti, sarà sempre vigile affinché si persegua quella politica della reindustrializzazione mirata allo sviluppo autentico che possa ridare dignità a centinaia di lavoratori dello stabilimento e dell’indotto ex Fiat».
La denuncia di Adolfo Urso
in un’interrogazione
Mesi fa era stata presentata un’interrogazione di Fratelli d’Italia proprio sul caso Blutec di Termini Imerese. A interessarsi della vicenda era l’ex ministro per il Commercio estero Adolfo Urso: «Si profila un nuovo scandalo sull’uso di risorse pubbliche? – aveva chiesto il parlamentare riferendosi all’azienda che avrebbe dovuto riassumere i lavoratori ex Fiat di Termini Imerese e «a cui Invitalia ha revocato il Contratto di programma, chiedendo l’immediata restituzione dei 20 milioni di euro già erogati, di cui non vi è alcuna rendicontazione». Il senatore di Fratelli d’Italia aveva presentato in Senato un’interrogazione urgente rivolta al presidente del Consiglio e ai ministri dello Sviluppo Economico e del Lavoro per sollecitare l’immediato intervento del governo e la convocazione del tavolo con le parti sociali al Mise. «Che fine hanno fatto i 20 milioni di euro già erogati da Invitalia per la riconversione dello stabilimento ex Fiat? Perché – aveva detto Urso- Invitalia è stata costretta a disdire il Contratto di programma e a chiedere l’immediata restituzione della somma? Che fine hanno fatto le garanzie del governo e le promesse dell’allora primo ministro Renzi? Perché il ministero dello Sviluppo economico non convoca il tavolo con la azienda inadempiente?». Urso aveva chiesto chiarimenti in merito a questa vicenda sollecitando il governo sulla proroga della cassa integrazione: «Il grave danno arrecato alle aziende dell’indotto le quali hanno in gran parte chiuso le proprie attività e licenziato i lavoratori. Siamo in presenza, infatti, di una vera emergenza sociale nel polo industriale più significativo della Sicilia».