«Sto facendo la cosa giusta»: così parlava Lorenzo Orsetti, l’italiano ucciso dall’Isis in Siria

18 Mar 2019 15:08 - di Federica Parbuoni
lorenzo orsetti

Un italiano sarebbe stato ucciso dall’Isis a Baghuz, l’ultima roccaforte jihadista nella Siria orientale. A darne notizia su Telegram è stato lo stesso Stato islamico, pubblicando una foto in bianco e nero in cui si vede un uomo privo di vita con indosso una divisa militare e alcuni documenti – la tessera sanitaria e una carta di credito – che apparterrebbero alla vittima: Lorenzo Orsetti, fiorentino di 32 anni che si era arruolato volontario al fianco delle Unità di protezione del popolo curde, l’Ypg. «Il crociato italiano è stato assassinato negli scontri nelle località di Baghuz», è il messaggio postato dai terroristi, del quale ha dato notizia il Site, il sito americano di monitoraggio del terrorismo online, diretto da Rita Katz.

Chi era Lorenzo Orsetti

Orsetti, nome di battaglia Tekoser, aveva deciso di parlare giusto un anno fa, il 17 marzo 2018, al Corriere Fiorentino, al quale aveva spiegato la sua scelta di arruolarsi con le Forze democratiche siriane. A quel tempo era di stanza ad Afrin, dove la resistenza siriana venne messa a dura prova da un assedio durato due mesi. «Mi chiamo Lorenzo, ho 32 anni, sono nato e cresciuto a Firenze. Ho lavorato per 13 anni nell’alta ristorazione: ho fatto il cameriere, il sommelier, il cuoco. Mi sono avvicinato alla causa curda perché mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una società più giusta più equa. L’emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l’ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia», aveva spiegato Orsetti in una registrazione fatta arrivare in Italia. «Per questi ideali sarei stato pronto a combattere anche altrove, in altri contesti. Poi è scoppiato il caos a Afrin e ho deciso di venire qui per aiutare la popolazione civile a difendersi». «Al mio ritorno in Italia…», diceva ancora Orsetti al Corriere Fiorentino, facendo una pausa, per poi riprendere: «Qui la situazione è quella che è… Diciamo che se dovessi tornare in Italia non mi preoccuperei troppo delle conseguenze (la possibile incriminazione per essere andato a combattere all’estero). Io non ho nessuna remora morale, sto facendo la cosa giusta, sono a posto con la mia coscienza». «Siamo qua e qua resteremo fino all’ultimo. Un po’ perché non c’è nient’altro da fare, un po’ perché è la cosa giusta da fare. Combattiamo».

L’ultima intervista in un reportage de “La Stampa”

Più di recente a intervistarlo era stata La Stampa, all’interno di un reportage dalla Siria firmato da Francesco Semprini e girato da Gabriele Micalizzi, il fotoreporter ferito, proprio mentre si trovava a Baghuz, l’11 febbraio. «Sono arrivato qui un anno e mezzo fa, di italiani presenti ce ne dovrebbero essere quattro in unità maschili e due in unità femminili. Portare stabilità in Medio Oriente significa portarla anche nel resto del mondo», diceva Orsetti.

(La foto di copertina è tratta dal reportage de La Stampa “Dalla guerra contro il califfatao alla crisi contro la Turchia” di Semprini e Micalizzi)

Commenti

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  • Ben Frank 19 Marzo 2019

    Questo giovanottone aveva anche dichiarato, di avere da sempre idee di sinistra, ma comumquela pensasse, onore alla sua scelta e al suo coraggio, in un mondo di teppisti da strada e “gretini”. Ce ne vorrebbero di Italiani come lui! Che Dio lo abbia in gloria.

  • Mauro Lazzoni 19 Marzo 2019

    Questo non è un eroe, è andato a fare la guerra per sua scelta, non per difendere la patria, altrimenti si sarebbe arruolato nell’esercito italiano, nei corpi speciali, ma come tutti questi anarchici preferiscono servire altre nazioni piuttosto che l’ Italia, questo non lo dice nessuno, ed è giusto che sia monitorato perché potrebbe essere, insieme agli altri, un pericolo nazionale. Altro che medaglia al valore proposta da Ferrara. Mercenario pari all’ISIS.

  • Mauro Collavini 19 Marzo 2019

    Per me Lorenzo Orsetti è un eroe; saremmo dovuti andare tutti a combattere contro l’Isis, per i diritti di un popolo eroico come i curdi, per la libertà e la democrazia in tutto il pianeta. Invece facciamo finta di combattere l’Isis ma dietro ci sono i ns. amici arabi che lo foraggiano di denaro ed armi. (E probabilmente segretamente anche l’america che ha causato la nascita di questi figli di un cane)