Sit in davanti all’ambasciata iraniana a Roma per l’avvocatessa condannata a 148 frustate

18 Mar 2019 17:59 - di Redazione

«Ogni frustata data a Nasrin è una frustata su ognuno di noi». È lo slogan sui cartelli esposti dai manifestanti che questo pomeriggio hanno tenuto un sit in davanti all’Ambasciata iraniana a Roma. Nasrin Sotoudeh, avvocato impegnato per i diritti umani, l’11 marzo è stata condannata da un tribunale di Teheran a 33 anni di carcere e a 148 frustate. La sentenza si aggiunge alla condanna a cinque anni emessa nel settembre 2016 al termine di un altro processo irregolare, per un totale di 38 anni di prigionia.

La manifestazione, promossa da Amnesty Italia, ha avuto un momento plateale, quando alcune attiviste si sono spogliate mostrando la schiena macchiata con inchiostro rosso, come simbolo delle frustate subite dalla professionista iraniana.

Per l’avvocatessa iraniana una pena disumana

Nasrin Sotoudeh aveva preso posizione contro l’applicazione di una nota aggiuntiva all’articolo 48 del codice penale, in base alla quale si nega il diritto di nominare un avvocato di fiducia alle persone imputate di determinati reati, tra i quali quelli contro la sicurezza nazionale. 

Si è trattato della più dura condanna inflitta negli ultimi anni contro i difensori dei diritti umani in Iran, a riprova che le autorità, incoraggiate dalla completa impunità di cui godono i responsabili delle violazioni dei diritti umani, stanno inasprendo la repressione.

Amnesty International ha raccolto centomila firme

Fino a questo momento oltre centomila persone hanno sottoscritto l’appello lanciato da Amnesty International per la scarcerazione dell’avvocatessa iraniana. «Tra i molti recenti segni di risveglio della società civile italiana – ha dichiarato Gianni Rufini, direttore di Amnesty International Italia – c’è questa intensa mobilitazione per una donna che non avrebbe dovuto passare neanche un giorno in carcere e che invece rischia, se le condanne saranno confermate in appello, di uscirne a 93 anni. Continuiamo a tenere alta la pressione sulle autorità iraniane per chiedere l’annullamento delle condanne e la scarcerazione di Nasrin Sotoudeh». 

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