Per Roma e Inter è questione di vertice: se la testa è lontana la squadra ne soffre
È una questione di vertice (societario). Che se non c’è sono guai. La crisi di Roma e Inter, è tutta li. E seppur con motivazioni diverse, evidenzia un dato: nel calcio la Società vale più di tutto. Nel senso che per vincere non basta mettere insieme una buona squadra. Ci vuole la presenza costante di un adeguato vertice societario. Del presidente, anzitutto. È per questo che il motivo delle crisi di squadre di prima fascia come Roma e Inter è pressoché analogo. Manca il manico ad entrambe. E perciò tutte e due ne soffrono. Un presidente incapace o distante o assente rende assai più difficile la conquista di successi e titoli. Guardate la As Roma. Ha sempre avuto una buona squadra e buoni dirigenti ma, dall’avvento dell’italoamericano James Pallotta non ha centrato alcun trofeo. Ha solo dato vita ad una politica conservativa e speculativa: vendere, anno dopo anno, i campioni veri o presunti in rosa, incamerare plusvalenze milionare e acquistare giovani di belle speranze. Esattamente il contrario di quel che ogni squadra votata alla vittoria deve fare. Il tutto nascondendosi dietro al ditino sempre più stretto della costruzione di un nuovo stadio le cui vicissitudini giudiziarie sono note. Guardate l’Inter Fc. Ha blasone e società strutturata ma, dopo la vendita decisa dalla famiglia Moratti a indonesiani (Thohir) prima e cinesi (Zhang) poi non c’è stato verso di agguantare qualcosa di vincente. Anzi, obbligati per gli enormi sforamenti precedenti al fair play finanziario sanzionato dalla Uefa, e con al vertice un ragazzino figlio di chi l’ha aquistata, la società nerazzurra si è addirittura convinta a cedere per un piatto di lenticchie un probabile campione (Zaniolo) mentre mandava su tutte le furie -sempre per una questione di soldi- il miglior pezzo della squadra (Icardi). Il risultato, di entrambe le assenti gestioni, giallorosse e nerazzurre, è sotto gli occhi di tutti: Icardi e la sua compagna-manager Wanda Nara sono alla ricerca di un pretesto qualsiasi per dare l’addio a Milano e accasarsi magari a Madrid con un ingaggio raddoppiato mentre la squadra rischia seriamente il posto per la prossima Champions; la Roma dà l’addio a Di Francesco e Monchi e richiama, per provare ad agguantare il 4°posto, quel Claudio Ranieri, tifosissimo ma, esonerato giusto otto anni fa. Insomma, altro giro altra corsa, senza mai pensare di prender per le corna il problema vero. Che è, appunto, la questione del vertice. Che se non c’è sono guai.