Riconosciuti come martiri sette vescovi perseguitati dal regime comunista in Romania

20 Mar 2019 17:01 - di Redazione

Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione dei decreti per 14 nuovi beati e venerabili, tra loro anche sette vescovi arrestati e uccisi durante il regime comunista tra il 1950 e il 1970.

“Nel giro di pochi anni – si legge su Europacristiana.it a proposito dei martiri della Romania –  il regime comunista romeno, guidato dall’URSS, annientò con il metodo del terrore entrambe le componenti del cattolicesimo locale: quella latina e quella di rito orientale, una delle Chiese greco-cattoliche tanto vituperate a partire dall’incontro cubano tra Francesco e Kirill, che nel 1948 contava 6 diocesi e oltre un milione e mezzo di fedeli. Quest’ultima fu sciolta, privata dei beni e delle chiese e riportata a forza nell’alveo dell’ortodossia con un atto di imperio politico (ottobre 1948) analogo a quello già attuato in Ucraina, mentre i suoi vescovi, incarcerati per il loro rifiuto di staccarsi da Roma, subirono un martirio che rimane scolpito con i colori del sangue nella storia del Novecento”.

Questi i nomi dei sette vescovi riconosciuti come martiri, il cui profilo viene riportato dal quotidiano Avvenire: Valeriu Traian Frentiu, morto a Sighet l’11 luglio 1952 per il duro regime carcerario subìto. Alexandru Rusu condannato ai lavori forzati per alto tradimento e morto il 9 maggio del 1963. Vasile Aftenie morto dopo le torture della Securitate, il 10 maggio del 1950, nel carcere di Vacaresti. Stessa sorte per il vescovo Titu Liviu Chinezu, morto in prigione il 15 gennaio del 1955. Vittime di persecuzioni anche Iuliu Hossu, morto il 28 maggio del 1970; il vescovo Ioan Balan, morto il 4 agosto del 1959; il vescovo Ioan Suciu, morto il 27 giugno del 1953.

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