Prevenzione tumori, il 71% delle donne la fa. Ma troppi ostacoli nella sanità pubblica
Si fa presto a dire prevenzione anticancro. Ma la realtà italiana, soprattutto per i tumori che colpiscono in particolare le donne, seno e utero, dispensa in materia cifre e statistiche che appaiono purtroppo destinate a smontare anche il più coriaceo ottimismo: tempi di attesa, costi dei ticket, impossibilità di scegliersi il medico cui affidarsi per una visita sono oggi altrettanti ostacoli frapposti ad una efficace “terapia” di prevenzione. Ben lo sa il 71 per cento di quelle donne che si è rivolto al Servizio sanitario nazionale per gli esami di prevenzione anticancro per poi fare i conti con le criticità appena passate in rassegna. Sul fronte tempi d’attesa, è stato stimato che per la mammografia oltre il 50 per cento delle donne che si rivolgono a una struttura pubblica deve aspettare più di due mesi, mentre l’84 per cento di quelle che si rivolgono al privato la effettuano in meno di un mese.
Ricerca su costi, liste d’attesa, scelta del medico per mammografia e Pap test
Tempi più lunghi nel pubblico anche per l’ecografia al seno: il 61 esegue la prestazione dopo oltre due mesi, mentre il 77 la fa entro un mese nel privato. Senza trascurare che il sistema privato consente ai propri pazienti anche la libertà di scegliere chi li curerà. Infatti, secondo l’Osservatorio prevenzione & salute, una donna su quattro dichiara di essersi rivolta a una struttura privata per la possibilità di scegliere un professionista di fiducia. Infine i costi: la percentuale di donne che ritiene il costo della prestazione adeguato al servizio offerto risulta minore tra quelle che si rivolgono a strutture pubbliche. L’idea degli esperti, che oggi a Milano hanno fatto il punto sugli effetti di una possibile collaborazione tra sanità pubblica e privata, è che tra i due “mondi” non ci dovrebbe essere “gara”, bensì alleanza. Nel corso dell’incontro, sono stati presentati i risultati della ricerca condotta da Nomisma su 1.300 donne dai 30 ai 65 anni. L’indagine indica che indipendentemente dalla natura pubblica o privata del canale scelto, l’87 per cento delle italiane ha effettuato almeno un esame specialistico di prevenzione oncologica negli ultimi 2-3 anni. Nello specifico, almeno una volta negli ultimi 3 anni il 79 per cento della popolazione target si è sottoposta a mammografia per la diagnosi precoce del tumore al seno (l’81 per cento nel pubblico, il 68 dopo avere ricevuto la lettera di invito allo screening), e il 76 per cento al Pap Test per la prevenzione del cancro al collo dell’utero (64 per cento nel pubblico, 36 nel privato).
Molte donne preferirebbero rivolgersi al privato
Ovviamente, ad incidere sulla scelta sono soprattutto i costi: secondo l’Osservatorio, oggi solo il 20 per cento delle donne tra i 30 e i 65 anni dice di possedere una polizza malattia (individuale o aziendale) che copre le spese sanitarie. La percentuale scende al 7 se si considera chi dispone di polizze con copertura di spese per l’assistenza domiciliare. Tuttavia, l’interesse a valutare di dedicare una somma mensile per avere una copertura sanitaria integrativa è alto: sempre secondo l’Osservatorio, il 48 per cento delle intervistate si dichiara interessata, «soprattutto se il costo di adesione mensile è accessibile, se c’è la possibilità di coprire l’intero nucleo familiare e se si possono tagliare i tempi di attesa».