Ponte Morandi: 5 ingegneri indagati. Avrebbero truccato i test anti-crollo
I controlli sul Ponte Morandi sarebbero stati “taroccati” prima del crollo, per evitare lo stop del traffico (e nuovi interventi di manutenzione). È l’inquietante quadro accusatorio prospettato dalla Procura di Genova, che indaga sulla strage di Ferragosto che ha provocato 43 morti.
Secodo questa accusa cinque ingegneri di Spea Engineering, (società controllata in toto da Autostrade e delegata a monitoraggi e manutenzioni) avrebbero fatto risultare un quadro più rassicurante della realtà. In questo modo, avrebbero dolosamente depistato chi avrebbe potuto evitare il massacro in extremis, magari fermando il traffico.
A dare la notizia sui clamorosi sviluppi dell’indagine, il quotidiano Il Secolo XIX. Secondo gli investigatori i presunti responsabili hanno cioè alterato l’esito delle ispezioni sul viadotto. Oppure, hanno fatto risultare come avvenuti test in realtà mai condotti. Infatti, a distanza di qualche mese, il ponte si è sbriciolato mentre lo stavano attraversando decine di mezzi.
“Falsi report prima del 14 agosto”
È un’ipotesi gravissima e sulla carta potrebbe profilare la contestazione di «dolo eventuale», una sorta di omicidio volontario, laddove fosse chiaro che il pool dei controllori modificava i dossier pur sapendo che il ponte poteva collassare.
Ponte Morandi: chi ha dato ordine di truccare i test?
Il quotidiano genovese si domanda. «È possibile che tecnici di medio livello abbiano deciso autonomamente di trasformare le check-list sul Morandi in una prassi da evadere solo a tavolino?». La risposta lascia intendere che c’è stato un ordine dall’alto. Da molto in alto. E alcune intercettazioni lascerebbero intendere appunto che dietro ci sia qualcuno, così come una serie d’interrogatori condotti nei mesi scorsi dalle Fiamme Gialle.
La Spea: “Se ci sono stati errori, siamo parte lesa”
Mentre il procuratore capo di Genova Franco Cozzi ha confermato la clamorosa svolta nelle indagini, la Spea replica alle indiscrezioni con una nota. «Alla società non risulta, allo stato, alcuna evidenza di comportamenti non regolari che, qualora venissero accertati, la vedrebbero come parte lesa. In tale denegata circostanza, la società non esiterebbe ad assumere tutti i provvedimenti e le azioni a tutela dell’interesse primario alla sicurezza della circolazione, di tutte le persone che quotidianamente svolgono il proprio lavoro con dedizione e professionalità, dei propri clienti e della propria reputazione».