Non solo Tav, nel governo si litiga anche sui cantieri da sbloccare. E nei cassetti “dormono” 600 progetti
“Il ministro delle infrastrutture dice che non ci sono cantieri bloccati, il presidente del Consiglio dice che non si fida del ministero e dice che trasferisce tutto a Palazzo Chigi. C’è poi un altro autorevole personaggio della stessa forza politica che dice che verranno nominati dei commissari, ma se al mercato si lasciano tre messaggi completamente diversi, come si pensa che si possa risolvere il problema?”. Il caos sui cantieri viene così descritto dal giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese.
Il riferimento è ancora una volta alle contraddizioni del M5S. E che il tema sia fonte di polemiche roventi, dopo lo stop alla Tav, lo dimostra il botta e risposta tra Di Maio e Salvini sui cantieri. Il leader della Lega, in Basilicata per la campagna elettorale, ha osservato: «Serve un Paese con meno burocrazia e con più opere pubbliche. E su questo la penso in maniera diversa rispetto ai miei alleati. C’è bisogno di più strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti. Solo con i no – dice dal palco di Policoro, in provincia di Matera – non si va da nessuna parte». Di Maio si è risentito: “Basta attacchi al M5S, pensiamo a lavorare”.
In settimana il premier Giuseppe Conte, assieme ai ministri Maio e Danilo Toninelli, incontrerà Regioni, Anci e Ance per fare il punto sulle opere ferme. Il presidente del Consiglio – scrive Il Secolo XIX – “non ha gradito, innanzitutto, che nei comizi il leader leghista faccia la parte di chi ha a cuore l’accelerazione mentre gli altri se la prendono comoda. Una continua invasione di campo nelle competenze di altri ministri, guarda caso 5 Stelle, che secondo Conte non aiuta ad andare avanti con serenità”. Nel frattempo il sottosegretario alle Infrastrutture, il leghista Armando Siri, pensa a un super-commissario che sovrintenda all’avanzamento delle opere pubbliche. In pratica un commissariamento del ministro Toninelli…
Ma quante sono le opere ferme da far ripartire? Secondo l’ultimo osservatorio congiunturale dell’Ance sono 600 e valgono complessivamente 36 miliardi di euro. Le imprese edili aspettano che Palazzo Chigi batta un colpo perché oggi avviare un’opera sul territorio comporta una trafila di 10-12 anni. Davvero troppo tempo.