«Non lascio la Regione». L’ultima bugia di Zingaretti dopo la benedizione prodiana
«In caso di elezione a segretario del Pd ‘non mi dimetterò», intervistato dal Corriere Nicola Zingaretti, segretario in pectore del Pd, annuncia solennemente che manterrà il doppio incarico. Notizia non bella per i cittadini del Lazio e anche per il partito, che ha bisogno di un leader a tempo pieno per risollevarsi dalla palude post-renziana. «Sa che le dico? Mantenere il rapporto quotidiano con le persone che ti impone l’amministrazione è l’antidoto migliore a una politica lontana, castale, autoreferenziale. La politica che ci ha fatto perdere». Fino a quando? Per ora non molla la Pisana, anche per non mandare “in disoccupazione” i consiglieri regionali (soprattutto alla vigilia delle primarie), è uno scranno decisivo soprattutto per tentare la scalata a premier, più tardi chissà. Potrebbe essere un annuncio bufala, non sarebbe né il primo né l’ultimo, basta pensare al Veltroni che doveva andare in Africa e a Renzi che doveva dimettersi in caso di no al referendum costituzionale.
A 24 ore dalle primarie dall’esito scontato l’unica suspence è quella della partecipazione ai gazebo. L’asticella è il milione di votanti, nulla a che vedere con il passato. L’ultima mossa del governatore del Lazio è stata un pranzo con Prodi e Parisi per chiedere “consigli”, ottenere la laica benedizione del Professore di Bologna e raccontare il Pd che ha in mente. Opposizione alla Lega e ai Cinquestelle (che ha rosicchiato anno dopo anno tanti elettori al Nazareno) e occhi puntati alle europee, vero banco di prova della nuova segreteria. La tenuta alle regionali abruzzesi e sarde, spacciata come segnali di rinascita dalla stampa generosa, non può bastare. Per il voto di maggio Zingaretti pensa a capilista non targati Pd (Cacciari, Pisapia, Calenda) e al benservito definitivo a D’Alema. Se non dovesse arrivare al 50% dice di non temere un eventuale asse Martina-Giachetti. «Giachetti si è detto sicuro di vincere; io spero senza ragionevoli dubbi di prendere oltre il 50%. Se poi pur avendo più voti non ci dovessi riuscire, non credo affatto alla possibilità di una convergenza tra Martina e Giachetti. Altrimenti ci sarebbe una maggioranza in minoranza e due minoranze in maggioranza. Suonerebbe male e non farebbe bene al Pd».
Roberto Giachetti (terzo nei sondaggi) se vince dice apertamente di puntare alla candidatura da premier (come da statuto) ma anche di fare le valigie se il partito scivolasse verso un’alleanza con i 5Stelle. L’ex radicale, l’unico dei tre a rivendicare la stagione riformatrice di Renzi, ammette qualche errore e punta il dito soprattutto contro il fuoco amico, i fioriusciti del Pd, «gente che cannoneggiava il lavoro fatto, costituendo comitati per il no». Alle europee con il listone (ha sottoscritto il documento Calenda) ma con ben in vista il “glorioso” simbolo del Pd che non si tocca. L’ultima mossa di Maurizio Martina, che porta il peso della reggenza, invece è l’attacco ad alzo zero al ministro Toninelli sul terreno scivoloso della Tav, «prima se ne va meglio è. Presenteremo una mozione di sfiducia per Toninelli che ha bloccato i cantieri in tutta Italia, ha preso in giro gli italiani e per essere stato di fatto commissariato».
Ora tutti ai seggi. Puntuale arriva l’appello al voto di Giuseppe Sala, che però non andrà alle urne (non l’ho fatto nemmeno nelle primarie precedenti, non ho la tessera del Pd e all’interno di giunta e consiglio ho esponenti che stanno con i vari candidati». Le primarie del Pd sono un passaggio cui guardo con interesse – dice il sindaco di Milano – perché dal giorno dopo, chiunque vinca, deve occuparsi della ricostruzione. Il Pd non è morto per idee, progetti e partecipazione, ma in intere aree del Paese è stato marginalizzato, specie al Sud. Il nuovo segretario deve stare poco a Roma e molto al lavoro in giro per l’Italia.
Mi piacciono le notizie pubblicate a” freddo” come le vostre e che si commentano da sole . Viceversa mi fanno SCHIFO le notizie di ” certi quotidiani ” con commenti che ” indirizzano ” e fanno proselitismo a senso unico.