Mollicone (FdI) contro il M5S: «Il grillismo è solo una costola della sinistra»

14 Mar 2019 17:30 - di Redazione

«Il grillismo conferma di essere una costola della sinistra, e come loro porta avanti guerre toponomastiche invece di pensare al bene della Capitale». La tesi è di Federico Mollicone, capogruppo di FdI in commissione Cultura a Montecitorio, intervenuto, sulla vicenda della accidentale cancellazione della scritta “Vota Garibaldi” in bella mostra su un muro del quartiere della Garbatella sin dalle elezioni politiche del 18 aprile del 1948. In quella storica tornata, infatti, il Fronte Popolare, cioè l’alleanza tra Pci e Psi, si presentò camuffato sotto l’effigie dell’Eroe dei due mondi. Nei giorni scorsi, una ditta che eseguiva lavori per il comune di Roma Capitale l’ha cassata, e per questo la sindaca Virginia Raggi si è attirata l’ironia di Giorgia Meloni, leader di FdI, che alla Garbatella è nata e cresciuta.

Mollicone è intervenuto nella polemica tra Raggi e Meloni

Ne è nato un battibecco a colpi di tweet, chiuso dalla Raggi con il trito riferimento al fascismo. Da qui la dichiarazione di Mollicone: «Virginia Raggi – ha detto – si nasconde come al solito dietro facili slogan, invece di rendersi conto della sua incompetenza. Giorgia Meloni ha denunciato giustamente la rimozione di una scritta storica nel quartiere Garbatella e il sindaco, invece di scusarsi, ha rilanciato accusando di fascismo».

«Sul fascismo la sindaca rilegga la storia»

Un antifascismo, quello della Raggi, che Mollicone non ha esitato a definire «ancor più ridicolo», dal momento che «viene da un personaggio che non ha nemmeno la dignità di rappresentare la storia del Novecento». Quindi, l’affondo: «Il M5S sarà ricordato come una parentesi della cronaca, nemmeno della storia. Se Raggi avesse letto qualche storico, anche di sinistra, avrebbe scoperto che il fascismo, da condannarsi per le leggi razziali senza alcun dubbio, modernizzò l’Italia, fondò città, espresse un’architettura ancora oggi studiata nel mondo e uno Stato sociale degno di questo nome. 
È Storia questa, non politica».

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