Milano, l’Islam in Comune: la Pd Qadar «fu legata ai Fratelli musulmani». E Sala tace

9 Mar 2019 12:42 - di Luciana Delli Colli

Non fu diffamazione, perché i legami di Sumaya Abdel Qader, consigliera comunale del Pd a Milano, con i Fratelli musulmani sono effettivamente riscontrabili. E, dunque, il gip Guido Salvini, così come richiesto dal pm Leonardo Lesti, ha deciso di archiviare la querela sporta dalla donna contro chi aveva parlato di quel suo passato scomodo.

Quando il Pd parlava di “macchina del fango”

I fatti risalgono al 2016, quando Milano si apprestava ad andare a elezioni e il Pd a candidare Qader, poi risultata eletta. In quel contesto diversi giornali riferirono della passata appartenenza della donna alla Fioe, la Federation of islamic organisation in Europe, indicandola come legata – appunto – ai Fratelli musulmani. Qader e il Pd, in particolare con l’attuale assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino, reagirono parlando di “macchina del fango” e la diretta interessata presentò una querela nella quale si sosteneva che quella era una operazione per «creare nell’opinione pubblica mediante continue e reiterate allusioni l’idea dell’esistenza di collegamenti, in realtà inesistenti, tra gli odierni querelanti – ovvero Sumaya e suo marito, il siriano Abdallah Kabakebbji – e l’estremismo islamico».

L’estremismo islamico dei Fratelli musulmani

A distanza di tre anni e dopo i dovuti approfondimenti, però, la giustizia italiana ribalta quella lettura vittimista, certificando che quei legami c’erano eccome. Ma sembra che nel Pd, da Majorino al sindaco Beppe Sala, non se ne siano accorti. «Esiste un’ampia letteratura a livello accademico che conferma il legame della Fioe con la Fratellanza musulmana», si legge nel dispositivo di archiviazione della querela, che riporta il parere della professoressa Valentina Colombo, esperta islamista e docente di Geopolitica, sentita come teste nell’ambito delle indagini. Di più, nel decreto il giudice Salvini spiega che i Fratelli musulmani, organizzazione «nata in Egitto», sono «espressione di un’ideologia di completa prevalenza della religione sullo Stato e sulla società civile, in larga parte oscurantista e anticamera di anche più pericolosi fondamentalismi religiosi». Quanto all’appartenenza di Qader alla Fioe, poi, vengono riportate le parole di Colombo, che ha spiegato come «è riscontrata da diversa documentazione reperibile in Internet».

Non diffamazione, ma «diritto di critica»

Dunque, non vi fu diffamazione nel fatto che la Qadar, che porta il velo anche in consiglio comunale, venne presentata come potenziale avamposto di un islam radicale nelle istituzioni milanesi. E quegli articoli, semmai, scrive il giudice, «sono espressione del diritto di critica, che consente giudizi e valutazioni anche enfatizzati e corrosivi».

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