Meloni: «Vado a Verona perché lo Stato ha il dovere di aiutare la famiglia»

22 Mar 2019 15:12 - di Elsa Corsini

La prima domanda è sulle grandi opere e sullo stato delle infrastrutture. Inevitabile visto il ritardo con cui Giorgia Meloni dalla Basilicata, dove si trova per la campagna elettorale, si collega con lo studio de l’Aria che tira. «È assurdo che da Roma a Maratea, una delle località balneari più belle d’Italia si impieghino 5 ore, che da Bari a Matera, capitale mondiale della cultura, ci voglia un’ora e mezzo per percorre 50 chilometri», dice la leader di Fratelli d’Italia sottolineando che non c’è alternativa tra le piccole opere e la Tav. «Servono entrambe perché se non si risolve il ritardo infrastrutturale si diventa un Paese da Terzo mondo». Non è vero – incalza – «come dice il ministro Toninelli che la Tav è un buco per arrivare a Lione, ma è lo strumento per stare dentro il sistema delle comunicazioni. Io voglio la Tav fino a Palermo e le infrastrutture in Basilicata». Senza le infrastrutture strategiche un paese non è sovrano, insiste la Meloni ricordando come il governo e lo stesso Salvini si sono opposti alle mozioni di Fratelli d’Italia per «riappropriarci delle nostri reti di comunicazione e idriche che sono in mano ai francesi. «Parlo di proprietà non di gestione», puntualizza allargando il discorso ai rapporti con Pechino, all’ordine del giorno per la visita di Xi Jinping e la firma del memorandum di intesa con la Cina. «È naturale che bisogna dialogare con la Cina, sono favorevole, anche perché lo fa tutta Europa, ma senza diventare sudditi».

«Sì alla cittadinanza per gli eroi del pullman»

Poi i riflettori si spostano sul dramma del sequestro del pulmann, che come madre ha particolarmente colpito la leader di Fratelli d’Italia. Di fronte al coraggio di ragazzi geniali, lucidi e coraggiosi, come Ramy, figlio di un egiziano, ma nato e cresciuto a Crema, la Meloni conferma di essere favorevole alla concessione della cittadinanza italiana, che «non deve essere un automatismo come prevede lo ius soli». In un tweet a caldo la Meloni aveva proposto l’immediata revoca della cittadinanza al senegalese responsabile del sequestro e del rogo del pullman che poteva finire in tragedia e la concessione al piccolo Adam perché «la cittadinanza italiana va meritata e con un gesto di eroismo di quel genere non ho dubbi. Va richiesta, sudata e celebrata», ha spiegato ancora l’ex ministro della Gioventù che ha definito la legge attuale una buona legge, soprattutto perché lega la cittadinanza dei minori a quella dei propri genitori.

Sos sicurezza, no a sconti di pena

E ancora l’allarme sicurezza, che torna alla ribalta a proposito dell’autista senegalese che ha alle spalle due procedimenti per abuso di minori e guida in stato di ebbrezza. «In Italia – osserva la Meloni – c’è un problema di certezza del diritto e di certezza della pena. Per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri si sono tagliati i reati e si è andati avanti con le depenalizzazioni e gli sconti di pena automatici che Fratelli d’Italia ha sempre contrastato». Poi ci sono sentenze che alla Meloni non vanno giù: «Alcune non le comprendo, ma non sono un giudice. Sentenze folli come quelle suoi femminicidi o quella che ha stabilito per i violentatori di Desirée di non dare l’aggravante dello stupro di gruppo perché… erano in fila indiana».

Congresso mondiale delle famiglie

Sull’adesione all’appuntamento di Verona del 29 marzo, il congresso mondiale delle famiglie al centro di polemiche e veleni incrociati, Giorgia Meloni non ha dubbi: «Parteciperò anche se non condivido le parole del presidente moldavo che ha detto “Non sarò presidente dei gay”, non la penso e così non lo avrei mai detto. Andrò a Verona perché è normale che in contesti così ampi ci sono cose che condividi e altre no, ma l’importante è la causa comune È vero, certo, che “le famiglie sono tutte belle se c’è l’amore”, ma lo Stato non deve normare i sentimenti ma incentivare e favorire quello che serve alla famiglia».

 

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