L’occupazione cresce solo in carcere: 18mila detenuti al lavoro e “riabilitati”
Nelle carceri italiane sono 17.936 i detenuti che hanno avviato un processo di “riabilitazione” e sono coinvolti in laboratori artigianali o industriali. Nel 2017 erano 17.602. È quanto emerge dalla relazione del Guardasigilli Alfonso Bonafede presentata alla Camera dei deputati. «Oltre a garantire il lavoro per le necessità di sostentamento dei detenuti e delle loro famiglie – si legge nel documento – lo sforzo maggiore che l’amministrazione penitenziaria oggi sta compiendo è quello di far in modo che le persone detenute possano acquisire un’adeguata professionalità. Solo l’acquisizione di capacità e competenze specifiche consentirà, a coloro che hanno commesso un reato, di introdursi in un mercato del lavoro che necessita sempre più di caratteristiche di specializzazione e flessibilità»
Lavorare all’interno delle carceri
Il lavoro all’interno degli istituti penitenziari può essere svolto sia alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria (per lo più nei cosiddetti lavori domestici e, in alcune realtà, presso lavorazioni industriali gestite direttamente dagli istituti penitenziari per le esigenze di casermaggio e di arredo degli stessi) che alle dipendenze di soggetti terzi (imprese o cooperative) che possono gestire lavorazioni presenti all’interno delle strutture detentive. Per incentivare questo secondo tipo di inserimento lavorativo nel 2000 è stata varata la legge 193 (cd. Smuraglia) che prevede sgravi contributivi e fiscali per le imprese o cooperative che assumono detenuti. I detenuti impiegati alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria in attività di tipo industriale risultano essere, a fine giugno dello scorso anno 613 (nel 2017 erano 598). Infine, il totale dei detenuti alle dipendenze di datori di lavoro esterni, al giugno del 2018 era di 2.293 unità.
Nel corso del 2018, si legge ancora nella relazione, si è dato ulteriore impulso alle attività propedeutiche per la realizzazione di progetti finalizzati a incrementare l’offerta di lavoro qualificato e la formazione professionale. Così, per esempio tra i tanti progetti a livello nazionale, all’istituto di Biella, grazie alla collaborazione, senza oneri per l’amministrazione, con l’azienda Ermenegildo Zegna saranno realizzate divise per il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria. L’accordo prevede l’intervento della ditta Zegna per la progettazione del laboratorio, la definizione dei cicli e dei tempi di produzione, il trasferimento del know-how di base alle persone che saranno impiegate nelle attività di sartoria. L’obiettivo è garantire percorsi professionalizzanti per le persone detenute nel settore tessile, finalizzato a creare opportunità occupazionali, con l’acquisizione di competenze spendibili anche dopo l’esecuzione della pena. Mentre all’istituto di Perugia, con la collaborazione dell’azienda “Brunello Cucinelli s.p.a.”, anche in questo caso senza oneri a carico dell’amministrazione, sono state stipulate intese per la creazione di un laboratorio di maglieria artigianale. L’azienda Cucinelli mette a disposizione, gratuitamente e ai soli fini sociali, oltre al proprio know how, personale specializzato per la realizzazione e la supervisione del design del prodotto, per realizzare una linea produttiva dedicata al confezionamento di maglioni in dotazione al Corpo di Polizia Penitenziaria. Mentre all’istituto di Roma Rebibbia Nuovo Complesso è in via di completamento l’allestimento del laboratorio per permettere ad un gruppo di detenuti appositamente selezionati e formati di completare la digitalizzazione degli atti del processo Moro, in collaborazione con il ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo e il Consiglio superiore della magistratura.