La campagna “Io sto con Saviano”? Un flop. Ma nessuno lo dice
Doveva essere una sollevazione popolare contro Matteo Salvini, in favore di Roberto Saviano. La campagna lanciata a tambur battente da Repubblica e dal gruppo Espresso a fianco dello scrittore di Gomorra, è stata invece un clamoroso flop. Il video pubblicato da Saviano sui social, con lo scrittore che va a processo per aver offeso il ministro dell’Interno. Insulti non da poco. Una volta lo ha invitato a bere urina, un’altra volta ha postato una foto con il dito medio alzato, dedicandola a Salvini. Senza dimenticare che lo appella sistematicamente “ministro della malavita”.
Ebbene, la solidarietà pro-Saviano è naufragata miseramente. Un naufragio che viene certificato da un sito specializzato, Datamediahub, che premette che l’analisi dei flussi non entra nel merito del messaggio politico e ideologico.
#IostoconSaviano (ma siete in pochi)
Leggete cosa ha scritto sul flop social di Saviano
«Il “grido social”, così come viene tristemente definito, in realtà, dalla nostra analisi, è fatto da poco più di 11mila citazioni dell’hahshtag #iostoconSaviano, i cui contenuti hanno coinvolto (tra like, condivisioni e commenti) circa 44mila account». Numeri irrisori nel panorama social italiano, spiega la rivista specializzata.
I numeri di Saviano? Poca roba rispetto ad altri eventi
«Numeri che dicono come, piaccia o non piaccia, non si è trattato certamente di una sollevazione popolare a favore dello scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano. Decisamente meno delle citazioni per i fatti di San Donato, o, tanto meno, di Ronaldo, per avere dei termini di paragone».
L’autore dello studio, Pier Luca Santoro, non può essere tacciato di essere condizionato da pregiudizi ideologici. Santoro è un esperto di marketing e comunicazione. L’autore é stato responsabile del marketing e dell’organizzazione commerciale di grandi marchi come Star, Giuliani, Bonomelli.
Santoro precisa nell’articolo «Naturalmente non interessa entrare nel merito della disputa tra Saviano e Salvini, almeno certamente non in questi spazi».
«Quello che ci preme è entrare invece sui criteri giornalistici che portano a scrivere un articolo che è evidentemente privo di ogni senso». Il riferimento è a questo articolo di Repubblica.
«Se a questo aggiungiamo che i 4 (quattro) tweet, citati da Repubblica, che dovrebbero sostenere l’evidenza del «il grido social per la libertà di espressione» sono:
Il grande sponsor di Saviano? Ha 28 follower
Uno di Saviano stesso, uno del Direttore del giornale (Carlo Verdelli) sul quale viene pubblicato l’articolo, uno di Zingaretti, e l’ultimo di un tizio (Gianfranco Vitale) che sarà sicuramente un’ottima persona ma avendo solamente 28 follower non avrà certamente avuto un grande impatto, diciamo».
La conclusione è chiara: la campagna Social pro-Saviano è stata un fallimento. Segno che la narrazione dello “scrittore sotto scorta” non può garantirgli il diritto di insultare chi non la pensa come lui. A Saviano non resta che rileggersi Leonardo Sciascia e il suo sempre attuale articolo sui “professionisti dell’antimafia”.