Imane Fadil, nessuna radioattività su fegato e reni né sostanze sospette in casa

21 Mar 2019 18:04 - di Paolo Lami
imane fadil

Si infittisce ancora di più il mistero della morte della modella marocchina Imane Fadil, testimone nel processo Ruby, deceduta il 1° marzo scorso dopo un mese di agonia nell’ospedale Humanitas in cui era ricoverata.

Le analisi condotte sugli organi interni della modella il cui cadavere era stato messo in isolamento all’Obitorio di Milano con l’ordine tassativo di non far avvicinare nessuno, hanno svelato che non c’è traccia di radioattività né sui campioni di materiale organico del fegato né su reni.

Gli accertamenti, iniziati ieri nel laboratorio di Medicina legale hanno riguardato gli organi interni, in particolare fegato e reni, dove oltre a eventuali tracce di radioattività potrebbe essere presente la “vera” concentrazione di metalli trovati in «valori elevati ma non mortali» nel corpo dell’ex-modella morta all’Humanitas.

Gli organi, a differenza delle urine e del sangue trasfuso due volte – conservano i livelli di metalli.

Resta ora l’autopsia per far luce sul giallo della morte di Imane Fadil che aveva detto al suo avvocato e al fratello di essere stata avvelenata.

Quel che è certo è che neanche le ricerche nella casa della modella hanno dato esito positivo: «Non sono state trovate sostanze sospette che possano spiegare la presenza di valori alti, ma non letali, di metalli nel corpo dell’ex-modella», spiegano fonti investigative.
«Le abbiamo cercate, ma non abbiamo trovato nulla», che possa ricondurre ad antimonio, cadmio, molibdeno e cromo trovato nel sangue trasfuso due volte e nelle urine.

Alcune sostanze, in forma di sale, non sarebbero così difficili da reperire, ma nulla è stato trovato che possa far ipotizzare che la giovane, che ha sostenuto dell’esistenza del cosiddetto «Bunga bunga» nella villa dell’ex-premier Silvio Berlusconi, possa aver volontariamente assunto queste sostanze.

«Il suo stile di vita non giustifica valori particolari di metalli», non anomali per chi lavora per anni a contatto con certe sostanze.
Sulla morte sospetta, su cui indaga la Procura di Milano con l’ipotesi di omicidio volontario contro ignoti, restano aperte, a questo punto, due ipotesi: la morte per avvelenamento da metalli oppure una malattia rara.

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