Imane Fadil, il libro incompiuto s’intitolava: “Ho incontrato il diavolo”
Neanche i parenti e gli amici, all’obitorio, possono avvicinarsi al corpo di Imane Fadil, la modella marocchina testimone nel processo sul caso Ruby e sulla cui morte, avvenuta per sospetto avvelenamento, indaga la Procura di Milano. La disposizione è arrivata dal pm, in attesa che venga effettuata l’autopsia tra mercoledì e giovedì. Si è appreso intanto che nel sangue di Imane non è stato rilevato alcun metallo a livello tossico: tale è l’esito degli esami eseguiti dal Centro Antiveleni dell’istituto Maugeri di Pavia.
Si sa che Imane aveva scritto un libro sulla sua esperienza ad Arcore, dipinta dalla ragazza con toni drammatici e sinistri. Toni riproposti da Il Fatto, che la intervistò lo scorso aprile raccogliendo le sue “sensazioni”. Imane Fadil sostenne all’epoca che ad Arcore agiva una setta di adoratori del Diavolo. La bozza del volume è stata sequestrata dalla magistratura ma il titolo è tutto un programma: Ho incontrato il diavolo.
“Le chiedemmo di poterlo leggere, e lei acconsentì – racconta sul Fatto il giornalista che la incontrò a Milano, Luca Sommi – il suo ricordo, quello che sfogliando le pagine di quelle bozze in cerca di editore piano piano riaffiorava, partiva dalla prima volta che mise piede nella villa di Arcore. Fu accompagnata dall’agente titolare dell’agenzia “Lm management” – Lm come Lele Mora – della quale faceva parte in quegli anni. E appena scesa dall’auto – ha scritto Imane nel libro – sentì urla e versi di voci femminili che inneggiavano al nome del padrone di casa. E Mora che sdrammatizzava, le diceva che erano solo versi di ragazze in festa. Il suo racconto proseguiva, come un avvicendamento di sequenze cinematografiche. Scesero degli scalini che portavano due piani sotto terra, in un seminterrato arredato “ad arte”, l’aria si faceva sempre più cupa e soffocante, mentre Imane si guardava attorno per osservare l’ambiente inusuale. Vide le ragazze che si esibivano, sottomettendosi e compiacendo il padrone. Berlusconi, scriveva Imane, notò il disagio e l’imbarazzo di alcune. Invitò due delle ragazze, travestite da suore, a rivestirsi. Mentre Lele Mora le si mise accanto, invitandola ad accomodarsi e a ordinare da bere”.
Ma non è finita, Imane sarebbe poi rimasta scioccata da altre scene viste quella sera tanto da decidere di non frequentare più le serate di Arcore: “Vide le ragazze in una sorta di cerchio, con Berlusconi al centro come perno: una specie d’adorazione, con alcune nude, altre mezze nude, altre travestite che vagavano per il soggiorno sotterraneo. Fu allora che Imane prese coraggio e andò da lui, per dirgli che avrebbe voluto ritornare a casa. Ma Silvio rispose di aspettare. Nel sotterraneo, Imane vide quello che definì una sorta di bordello, ragazze nude e mezze nude in piscina. Anche minorenni, che forse non si rendevano conto tanto della cosa. Arrivava “la vergine fanciulla”, ripeteva Imane con orrore nel suo racconto. La giovanissima scelta per quella sera. Berlusconi le mandava alcune ragazze a riferirle proposte, per Imane, “indecenti”. Erano richieste di natura sessuale, in cambio di una posizione nelle sue tv. Imane voleva chiamarsene fuori”. Secondo la ragazza quell’esperienza le avrebbe provocato una grave depressione. La modella aveva anche dichiarato di aver dato consigli a Silvio Berlusconi su come ricevere Gheddafi in Italia quando il Cavaliere era presidente del Consiglio e su come gestire la squadra del Milan. Dopo la sua morte Emilio Fede, ex direttore del Tg4 ha raccontato di averla conosciuta e di non ritenere che fosse depositaria di segreti tali da spingere qualcuno a ucciderla. Silvio Berlusconi ha invece dichiarato di non avere mai conosciuto Imane Fadil.