Il ritorno della Guerra Fredda: soldati russi e americani potrebbero affrontarsi in Venezuela

28 Mar 2019 16:02 - di Domenico Bruni

Forse in un futuro non troppo lontano soldati russi e soldati americani potrebbero trovarsi su fronti contrapposti in territorio venezuelano. “Il presidente dice che tutte le opzioni sono sul tavolo, lo dice perché è vero”. Elliott Abrams, l’inviato speciale Usa per il Venezuela, in un briefing con i media risponde così alle domande sull’ipotesi di un intervento militare. “Non è il percorso che gli Stati Uniti stanno scegliendo. Stiamo esercitando pressione economica, politica, diplomatica e finanziaria e stiamo sostenendo il presidente Juan Guaidò. Quelle opzioni esistono, come il presidente” Donald Trump “ci ricorda”. “Non credo che abbiamo fatto alcun errore, sosteniamo il popolo venezuelano nel desiderio di liberarsi del regime di Nicolas Maduro e di riportare il paese alla democrazia. Nessuno ha un calendario, sarebbe meglio se succedesse oggi pomeriggio ma nessuno può prevedere quando Maduro se ne andrà”, prosegue. “Sosterremo Guaidò per tutto il tempo necessario. Guaidò – aggiunge – non ha fallito: ha garantito, sta garantendo e garantirà la leadership per riportare il Venezuela alla democrazia”. Quando si tratta di ipotizzare il futuro del paese, Abrams evidenzia che “c’è un numero di Paesi” che potrebbero accogliere Nicolas Maduro. L’obiettivo finale è portare il Venezuela a nuove elezioni presidenziali “dopo la farsa del voto dello scorso anno”. Per arrivare al traguardo, si ritiene necessaria una fase di transizione che l’inviato Usa immagina basata su “colloqui in Venezuela, magari con l’intervento di mediatori”.

La Russia intanto sta aiutando le forze armate venezuelane fedeli al dittatore Maduro ad aumentare le preparazione ad un eventuale combattimento. Lo afferma un esponente di Rostec, l’azienda di Stato che si occupa di sviluppo, produzione e export di tecnologie avanzate. “Il Venezuela è un nostro partner consolidato e affidabile. Stiamo portando avanti la collaborazione”, ha detto Viktor Kladov, direttore della cooperazione internazionale di Rostec, come riporta l’agenzia Interfax. Il tema è di attualità dopo l’arrivo di militari russi in Venezuela. Il Paese sudamericano, ha aggiunto Kladov, ”è in una situazione difficile. È necessario sostenere un sufficiente livello di preparazione al combattimento con equipaggiamenti prodotti in Russia. Tale lavoro sta procedendo ed è, ovviamente, corretto”. Tra Caracas e Mosca è in vigore un accordo firmato nel maggio del 2001 sulla cooperazione tecnico-militare, uno risalente al 2005 per la consegna di Kalashnikov AK-103 all’Esercito venezuelano e uno del 2006 per la costruzione di un centro di manutenzione e riparazione degli elicotteri russi inaugurato nel 2013 e per la costruzione di una fabbrica di Kalashnikov, che dovrebbe essere operativa entro la fine dell’anno.

Intanto il Parlamento europeo prende atto con soddisfazione del riconoscimento di Juan Guaidò come presidente legittimo ad interim del Venezuela “da parte della stragrande maggioranza degli Stati membri Ue, invitando quei Paesi Ue che ancora non l’hanno riconosciuto a farlo con urgenza”. Lo prevede una risoluzione approvata dalla plenaria a Strasburgo con 310 voti favorevoli, 120 contrari e 152 astensioni. Il Parlamento europeo sostiene una soluzione pacifica per la crisi nel Paese sudamericano attraverso elezioni presidenziali “libere, trasparenti e credibili”. La risoluzione di oggi è la decima dall’inizio dell’attuale legislatura sul Venezuela e la seconda di quest’anno. I deputati condannano “i feroci atti di repressione e violenza” e ribadiscono la loro profonda preoccupazione per la crisi umanitaria e politica nel paese. I deputati ribadiscono il riconoscimento di Juan Guaidó come legittimo presidente ad interim del Venezuela ed esprimono “pieno sostegno” alla sua tabella di marcia, che consiste nel “porre fine all’usurpazione”, istituire un governo nazionale di transizione e indire elezioni presidenziali anticipate. Il Parlamento chiede al “regime illegale di Maduro” di porre fine a tutte le forme di repressione contro giornalisti, leader politici e membri della squadra di Juan Guaidó, compreso il suo capo di gabinetto, Roberto Marrero. La Lega cambia posizione nel Parlamento Europeo sulla crisi venezuelana. Gli eurodeputati del partito guidato da Matteo Salvini, Mara Bizzotto, Oscar Lancini, Mario Borghezio, Giancarlo Scottà e l’indipendente dell’Enf Marco Zanni hanno votato a favore della risoluzione che chiede il riconoscimento di Juan Guaidò come presidente legittimo ad interim del Venezuela e che invita i Paesi Ue che non hanno ancora provveduto (tra cui l’Italia) a farlo il prima possibile. Nel voto precedente sulla situazione in Venezuela, all’inizio di febbraio, gli eurodeputati leghisti si erano astenuti. Il Movimento Cinque Stelle, invece, ha votato contro, come era accaduto l’ultima volta. Favorevoli alla risoluzione i Popolari, in massa (solo un astenuto), mentre la maggior parte del gruppo S&D si è astenuta, inclusi gli eurodeputati del Pd, perché sono stati respinti gli emendamenti al testo che chiedevano una soluzione pacifica e il rifiuto di un’azione militare in Venezuela.

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