Il figlio di Rocco Greco: «Mio padre è stato umiliato, la Giustizia l’ha ucciso»

2 Mar 2019 10:48 - di Giorgio Sigona

Quella sentenza di assoluzione «era il caposaldo della sua difesa. Ma ho sempre avuto il dubbio che i giudici non l’abbiano letta attentamente quella sentenza. E oggi credo di poter affermare che mio padre sia stato ucciso anche da una giustizia ingiusta e superficiale. Mi addolora dirlo, ma in questo caso lo Stato è riuscito a fare più male della mafia. I boss avevano provato a delegittimare mio padre, le istituzioni ci sono riuscite». Lo dice in un’intervista a La Repubblica Francesco, figlio di Rocco Greco, l’imprenditore di Gela che mercoledì mattina si è sparato un colpo di pistola alla tempia.

Quelle parole dette
da Rocco Greco alla moglie…

Rocco Greco aveva denunciato i boss mafiosi ed era poi a sua volta stato accusato di avere rapporti con i boss. Il Tribunale lo aveva assolto ma la sentenza non è bastata per impedire alla Prefettura di prevedere l’interdittiva per la sua azienda. Un provvedimento che gli aveva fatto perdere tutti gli appalti. «Papà era tormentato – aggiunge il figlio Francesco – Pensava ai suoi tre figli, l’azienda di famiglia sembrava distrutta. A mia madre aveva detto: Il problema sono diventato io. Se mi faccio da parte, tutto si sistemerà. Ma nessuno pensava che arrivasse a tanto. Evidentemente, si sentiva umiliato: da cittadino coraggioso che aveva denunciato il pizzo, facendo arrestare undici mafiosi, a imprenditore costretto a chiudere i cantieri nel giro di un fine settimana. Come fosse marchiato. Un’interdittiva adottata con superficialità non può causare la chiusura di un’azienda».
«Il ministero dell’Interno ha schiacciato mio padre con una manciata di parole, parole vuote», prosegue. «Lo avevano messo al bando, come fosse un delinquente, dicendo che aveva avuto atteggiamenti di supina condiscendenza nei confronti di esponenti di spicco della criminalità organizzata gelese – continua Francesco Greco – Hanno dimenticato che nel 2007 mio padre aveva denunciato i boss del pizzo. Hanno dimenticato pure di averlo risarcito, in quanto vittima della mafia».

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