Globalizzazione e stagnazione economica: si gioca la carta del crowdfundig
La globalizzazione è oramai una realtà; per molti, scomoda e contemporaneamente malandrina, avendoci privato di quell’originalità, che ha contraddistinto, in ogni nazione, cultura, costumi e idee, livellando tutto, verso il basso. Al contempo, sarebbe ottuso non comprendere le potenzialità che le esperienze, maturate oltre i nostri preziosi (ed assai spesso violati) confini, possano offrire: è quindi necessario, anzitutto, comprendere.
Crowdfundig, il finanziamento collettivo
In un momento di stagnazione dell’economia e di crisi del settore creditizio (con ciò intendendosi la difficoltà nell’ottenere i necessari finanziamenti per lo sviluppo di un progetto imprenditoriale), un valido esempio che si può mutuare dall’inventiva d’oltreoceano è il cd. crowdfundig. Termine composito ed in certa misura antipatico da leggere e da pronunciare (per chi si diletta ad esplorare il vasto vocabolario italiano), e che può tradursi come “finanziamento collettivo” o, nella più tecnica definizione in “raccolta di capitali di rischio”. E’, dunque, questo il titolo adottato dalla Consob, per disciplinare, col proprio Regolamento n. 18592, un fenomeno, invero, non nuovo per il nostro paese, dato che la sua prima stesura risale al 2013, quale attuazione di una legge quadro del 2012 (una delle prime in Europa); strumento ancora poco conosciuto, quindi poco utilizzato, sia dagli investitori, sia dai beneficiari del finanziamento.
Le modalità e le finalità
Per comprendere in cosa consista il crowdfundig, è necessario anzitutto avere una dotazione di base della terminologia anglofona, quindi comprendere i ruoli dei protagonisti di questa iniziativa, tenendo a mente che, sullo sfondo, la Consob esercita – si auspica con la dovuta attenzione – la sua funzione di controllo. È attraverso il cd. “portale”, la piattaforma on line, che viene facilitata la raccolta dei capitali degli “offerenti” (gli investitori), per un determinato progetto. Differenti sono le modalità e le finalità tanto della raccolta, quanto dell’impiego. Si passa dall’investimento puro, finalizzato alla realizzazione di un profitto, alla donazione, in ogni caso, per raccogliere fondi, per finanziare un progetto.
Il registro tenuto dalla Consob
Sono abilitati ad assumere questa funzione, quei “gestori” che siano iscritti nel registro tenuto dalla Consob, e che, dunque, abbiano aderito al sistema di indennizzo degli investitori. Secondo il predetto regolamento, i gestori sono tenuti ad offrire un’informazione dettagliata, corretta e chiara, senza omissioni, evidenziando, dunque, la natura dell’investimento ed i rischi (anche di perdita totale del capitale) che gli investitori, consapevoli, potrebbero correre. Per tutte le forme di investimento, rispetto alle quali – per i noti accadimenti – si richiede una minima forma di educazione (o istruzione) finanziaria, anche per questa è evidentemente necessaria. In questo contesto, nella giornata di ieri, presso il palazzo dei congressi di Riccione (Palariccione), si registra l’iniziativa di Recrowd – un’innovativa piattaforma di crowfunding – che ha voluto rappresentare alla platea degli intervenuti (oltre 500 piccole e medie imprese, ed alle start up innovative), le potenzialità di questo strumento finanziario, in particolare per il settore immobiliare, sino ad oggi (almeno in Italia), ancora inesplorato. Applicando gli algoritmi adoperati anche da amazon, per moltiplicare transazioni ed utenti, il fenomeno pare destinato ad ottenere grande seguito. Per queste ragioni, occorre rimanere attenti ed informati.