Forza Italia pensa al dopo-Silvio. L’applausometro dell’Eur incorona la Carfagna

31 Mar 2019 13:31 - di Lando Chiarini
Mara Carfagna

Finora abbiamo sempre scritto e letto di delfini: Casini, Fini, Alfano, Toti, infine Tajani. Tutti spiaggiati. Chi per un motivo, chi per un altro. Ma tutti accomunati dalla leggenda che vuole Berlusconi come Saturno, il dio che divorava i suoi stessi figli per eliminare i suoi successori e quindi i suoi potenziali detronizzatori. Finora è stato così. Ma accadrebbe lo stesso se l’erede fosse donna, cioè una delfina? Dopo il servizio dell’Huffington Post sulla kermesse “azzurra” tenutasi sabato al Palazzo dei Congressi dell’Eur per celebrare i 25 anni di Forza Italia e la vittoria elettorale del centrodestra del 1994, la domanda ruota nell’aria e avanza con  il profilo alto e sfidante tipico di ogni gesto o parola che si appresta ad infrangere un tabù. Se la risposta ci dirà che nell’orizzonte della successione a Berlusconi c’è una donna, probabilmente la delfina avrà le sembianze di Mara Carfagna. Già, pare che sia stata proprio «la ministra più bella del mondo» – secondo la definizione che ne diede il tedesco Bild all’epoca in cui Mara guidava il dicastero delle Pari opportunità – a far schizzare l’applausometro dei forzisti che gremivano il catino dell’Eur. Solo un tributo alla sua avvenenza? Forse. Ma sicuramente c’è anche dell’altro. A cominciare dalla consapevolezza che il Cavaliere, se non è già il passato, non può certo rappresentare il futuro. In più, la Carfagna è una donna del Sud, cioè estranea alla constituency territoriale forza-leghista da cui provengono amazzoni berlusconiane come Maria Stella Gelmini o Michela Brambilla. Il ribaltato rapporto di forze tra Forza Italia e Lega ha finito per capovolgerne anche le rispettive “geografie”: se ieri il Mezzogiorno (eccezion fatta per la Sicilia) era solo un serbatoio elettorale privo di valore strategico, oggi che Matteo Salvini miete consensi anche sotto la linea gotica è vero l’esatto contrario. E la Carfagna lo sa. Non per niente è stata lei, dallo scranno più alto della Camera, ad ingaggiare in diretta tv il duello più duro con il vicepremier leghista richiamandolo ad un maggior rispetto dell’aula. Un antipasto di quel che potrebbe succedere nel centrodestra se fosse la Carfagna a guidare i berlusconiani. E se per molti di loro è una minaccia, per tanti altri è una speranza. Forse l’ultima.

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