Fine dei sogni Cinquestelle: in galera per tangenti il numero due del Campidoglio

20 Mar 2019 9:01 - di Alberto Mariani

Il presidente della assemblea capitolina Marcello De Vito di M5S è stato arrestato dai carabinieri per corruzione nell’ambito della inchiesta della Procura sul nuovo stadio della Roma. E ora sono guai per i Cinquestelle.

De Vito, presidente dell’assemblea capitolina è stato preso all’alba di oggi con l’accusa di corruzione. I carabinieri di Via In Selci hanno perquisito il suo appartamento. L’esponente grillino avrebbe incassato direttamente o indirettamente delle elargizioni, questa l’ipotesi dei pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli, dal costruttore Luca Parnasi. De Vito, in cambio, avrebbe promesso – all’interno dell’amministrazione pentastellata guidata dalla sindaca Virginia Raggi – di favorire il progetto collegato allo stadio della Roma.

Colpo di grazia al Comune

L’arresto è indubbiamente clamoroso perché pone fine alla favola dell’onesta’ a Cinque stelle. Tangenti è la parola che non avrebbero mai voluto sentirsi appioppare come accusa. Il fatto che nelle grinfie della giustizia finisca quello che è sostanzialmente il numero due dell’amministrazione Raggi darà il colpo di grazia al Campidoglio.

Il nome di De Vito compariva nell’ordinanza che aveva portato all’arresto di Parnasi e di Luca Lanzalone ex presidente di Acea lo scorso giugno. Da quella inchiesta sono finite a processo 18 persone, accusate di aver messo in piedi un sistema corruttivo per la costruzione dell’impianto del club giallorosso, progetto che dovrebbe sorgere a Tor di Valle.

Al vertice dell’Acea

Il 10 dicembre, in un altro filone della stessa inchiesta, erano finiti alla sbarra molti personaggi di rilievo – sempre coinvolti nell’affaire del tempio giallorosso – tra cui l’avvocato genovese Luca Lanzalone, voluto al vertice di Acea proprio dalla nomenclatura pentastellata. Associazione a delinquere, finanziamento illecito e corruzione i reati contestati a seconda delle posizioni. Gli avvisi di garanzia erano stati notificati all’imprenditore Parnasi ritenuto dagli inquirenti “il capo e organizzatore” dell’associazione a delinquere che ha cercato di pilotare le procedure amministrative legate al masterplan approvato, nell’ambito della conferenza dei servizi, nel febbraio del 2018.

Commenti

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  • Giuseppe Tolu 20 Marzo 2019

    Poverini, da qualche parte dovranno pur rientrare gli spiccioli che dicono di voler restituire agli italiani

  • 20 Marzo 2019

    Vale sempre il detto: il più pulito c’ha la rogna.

  • Andrea 20 Marzo 2019

    Come ebbe a dire il grande Giorgio Almirante ‘ se è dei nostri pena doppia’ Da elettore MSI -prima di fini- ora 5* me lo aspetto anche per alemanno.