Finalmente una legge per il diritto a pregare sulle tombe di quei bimbi mai nati

20 Mar 2019 6:00 - di Francesco Storace

La vita è sacra anche se quei bimbi non sono riusciti a viverla. E’ un valore. Che va affermato anche con la forza della legge.
L’iniziativa presa dal deputato di Fratelli d’Italia Luca De Carlo per garantire il diritto a pregare sulla tomba di bambini mai nati è forte e va apprezzata. E soprattutto approvata in Parlamento per affermare la certezza del rispetto per creature che non sono riuscite a venire al mondo. L’auspicio è che se ne facciano portatori tutti coloro i quali non hanno dubbi sull’inizio della vita sin dal concepimento. Perché poi alla fine tutta qui è sempre la polemica, e chissà se se ne discuterà pure al congresso mondiale sulla famiglia a Verona.

Non sono rifiuti ospedalieri

Non si mette in discussione l’aborto con questa proposta di legge, ma un diritto di civiltà che manca. Quanti sanno che fine fanno i bimbi mai nati? Soprattutto al di sotto delle ventotto settimane dall’inizio della gravidanza? Reggetevi forte, vengono trattati come rifiuti speciali ospedalieri. Ecco, tutto questo è orrendo e sarà un bellissimo giorno se il Parlamento decidesse di dare il via libera alla legge De Carlo.
La proposta è stata assegnata venerdì scorso alla dodicesima commissione della Camera, quella che si occupa di Affari sociali. Approderà alla discussione dopo i pareri di altre commissioni: Affari costituzionali; giustizia; Bilancio e Tesoro; questioni regionali.
Attenzione, un regolamento del 1990 già prevede, appunto per i feti superiori alle 28 settimane non dichiarati morti dall’ufficiale di Stato civile, il diritto alla sepoltura. Tra le 20 e le 28 settimane devono chiederlo i genitori.
De Carlo propone il termine dei 90 giorni previsti dalle norme sull’interruzione di gravidanza e l’automatismo da parte delle unità sanitarie. Saranno queste a dover intervenire anche in assenza della richiesta dei genitori, proprio perché oggi c’è ancora un’informazione assolutamente carente su un diritto che andrebbe garantito e non eluso.

Il cuore della norma

Dice il cuore della norma: “In caso di aborto verificatosi presso una struttura sanitaria, anche quando l’età presunta del concepito è inferiore a 28 settimane e pari o superiore a novanta giorni, qualora il genitore, i genitori o i parenti fino al secondo grado non provvedano o non lo richiedano, l’inumazione, la tumulazione o la cremazione è disposta, a spese della ASL competente per territorio, in un’area cimiteriale dedicata o nel campo di sepoltura dei bambini del territorio comunale in cui è ubicata la struttura sanitaria”.
La sanità pubblica deve informare le famiglie. Deve tutelare la sepoltura dei bimbi non nati anche in assenza di una richiesta dei genitori o dei suoi parenti. Un’area del cimitero deve essere destinata a quei piccoli feti.
Sta al Parlamento decidere che fare di una proposta di assoluta civiltà. Non ci siano ostacoli, si affermino quei diritti dei bambini tante volte invocati anche per quelli che non ce l’hanno fatta fatta a diventarlo. Perché se passa una legge del genere, sarà figlia di un mondo migliore. E tutti noi avremo più motivazioni per riflettere sul diritto alla vita. Che non può essere un valore solo per chi crede ma dovrebbe avere la forza dell’universalità.

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