Dal reddito di inclusione al reddito di cittadinanza: un errore dopo l’altro

7 Mar 2019 10:52 - di Andrea Magliavacca
lavoro

Non abbiamo fatto in tempo a digerire il Reddito di inclusione, fortemente voluto dal governo a guida Pd, che ci è stato (forzatamente) proposto un più indigesto Reddito di cittadinanza. Opprimente, beninteso, sicuramente per le Casse dello Stato, ma anche per tutti quei cittadini che, per una serie di ragioni, non possono goderne per non avere i requisiti di accesso, magari per un soffio, o per quelli che, pur versando in difficoltà economica, percepiscono (pur lavorando) un reddito pari o inferiore al beneficio statale. Gli altri (molti altri) osservano, attoniti.

Reddito di cittadinanza,
le maglie della griglia

C’è, infatti, da domandarsi se la griglia predisposta per identificare una situazione di difficoltà economica possa essere sufficiente per stabilire se chi presenta la domanda necessiti o meno del sussidio. Le maglie di questa griglia, invero, appaiono abbastanza lasche, intanto perché prevedono, ad esempio, che a beneficiarne possa essere chi possegga finanche una seconda casa, benché di valore ridotto. Ma poi, nei fatti, per uno Stato che controlla un flusso immenso di informazioni e non riesce a contrastare le elusioni e le evasioni (le piaghe principali da combattere), sarà in condizione di poter verificare, dapprima, sanzionare, poi, ed infine, recuperare (operazione tanto complessa, quanto costosa) quanto indebitamente percepito? Probabilmente no. Ma questa, forse, è la visione distorta di un disfattista che osserva questa misura come la manovra azzardata.
Da ieri, dunque, il portale governativo ha aperto i battenti e i cittadini (comunitari od extracomunitari, residenti da dieci anni in Italia, dei quali gli ultimi due stabilmente) hanno potuto presentare la domanda, al momento priva di allegati. Per i nativi digitali e per coloro che si possono far aiutare da questi ultimi, la presentazione potrà avvenire direttamente sul sito del Ministero; i meno avvezzi, potranno rivolgersi alle Poste Italiane, oppure ai centri di assistenza fiscale. Quest’ultima modalità, però, che non può essere onerosa per gli istanti, né può gravare sui Caf, responsabili per le attività di intermediazione, sarà – ancora una volta – remunerata con finanziamenti statali (somma stanziata: 10 euro per 1,3 milioni di “poco” abbienti). Quest’ultimo dato è di per sé allarmante.

I costi dei tutori
e dei navigatori

Ebbene, se si considera il costo per l’assunzione dei navigatori e dei tutori (questi ultimi, invero, già operativi grazie ai precedenti interventi legislativi), coloro che orientano e controllano il cittadino che percepisce il reddito di “nullafacenza”, comporterà un costo, che si somma a quelli per i redditi di una platea di incerte dimensioni (destinata comunque a dilagare, vista la premura con cui molti si sono premurati di cambiare residenza, dunque lo stato di famiglia). E i centri per l’impiego, ai quali si rivolgerà una moltitudine di aspiranti lavoratori – molti dei riemersi dal nulla, in quanto sconosciuti anche all’Inps, malgrado la loro età anagrafica – sono strutturati per assorbire questa mole di lavoro?
La Lombardia, considerata un modello d’eccellenza – sia per le misure adottate, che per l’organizzazione del servizio dei centri per l’impiego – ha da tempo previsto una forma di concorrenza costruttiva con le agenzie per il lavoro, quelle private, ma il ricollocamento raggiunge percentuali ancora basse (poco più del 20%). I centri per l’impiego, poi, sono delle monadi (come avrebbe rappresentato Leibniz), che non dialogano a livello regionale, nè sono attrezzate per comunicare col resto della nazione. Come si riuscirà a proporre un lavoro a 250 km dalla residenza, o su tutto il territorio nazionale, rimane – allo stato – un enigma.
La dote di lavoro di cui s’è parlato (forma di sostegno per i lavoratori inoccupati lombardi) e l’assegno di ricollocazione (misura nazionale), sono stati sospesi. Le medesime risorse verranno diluite a tutti i richiedenti il reddito di cittadinanza, anche a coloro che per scarsa esperienza e/o professionalità difficilmente, dopo questa attesa remunerata, riusciranno a trovare un posto di lavoro. Questi sono alcuni dei dubbi ai quali solo il trascorrere del tempo potrà offrire una risposta.

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