Corruzione M5S, Lombardi all’assalto di Raggi e Di Maio: «De Vita non ha agito da solo»
Il “caso Roma” riapre le faide interne del M5S anche a livello locale, facendole rimbalzare fino a Luigi Di Maio. Così la bordata più forte al sindaco Virginia Raggi arriva da Roberta Lombardi, che si scrolla di dosso la vecchia alleanza con Marcello De Vito. Ricordando di aver preso le distanze dal presidente dell’Assemblea capitolina molto prima che fosse arrestato per corruzione, Lombardi si erge a giudice di un’amministrazione che, spiega, «non può continuare come se nulla fosse». Ma sotto la scure del capo di quella che era la corrente più ostile alla prima cittadina finisce anche Luigi Di Maio, che «deve delegare». E Lombardi ritrova un nuovo protagonismo, dopo la sconfitta come governatrice del Lazio che l’aveva relegata al ruolo locale di consigliere regionale.
Lombardi rilancia il mini direttorio
In una intervista a Repubblica, Lombardi ha di fatto invocato il commissariamento di Raggi, spiegando che l’espulsione di De Vito non basta a chiudere il caso. «Feci una proposta su come gestire un’amministrazione complicata come Roma già nel 2016: era il mini direttorio. Guarda caso – ha aggiunto – i problemi cominciarono dopo lo scioglimento». E, ancora, «non si può andare avanti facendo finta che ogni tanto ne arrestano uno e noi tiriamo avanti», ha proseguito Lombardi, sottolineando di non credere «che De Vito abbia fatto tutto sa solo» e dicendosi convinta che «il consiglio comunale dovrebbe annullare in autotutela la delibera» sullo stadio della Roma, da cui tutto è partito.
L’affondo contro Raggi e Di Maio
Ma il vero affondo di Lombardi nei confronti di Raggi arriva altrove, ovvero nel sottolineare quella che appare – per lo meno – come una mancanza di polso. «Non mi risulta che Raggi abbia mai chiesto a Marra di dimettersi dopo gli articoli sui suoi rapporti con Scarpellini, né che abbia chiesto a Lanzalone di uscire dal Cda di Acea dopo il suo arresto», ha detto Lombardi, arrivando poi a scagliare il suo attacco anche nei confronti di Di Maio. «Il punto è il metodo con cui si arriva a decidere, che non può essere “da oggi in poi si fa così perché lo dico io”. Servono partecipazione e controllo diffuso», ha avvertito Lombardi, prendendo come spunto le batoste elettorali, l’ultima delle quali domenica in Basilicata. Ma non sfuggirà che Roma resta sullo sfondo, con l’ombra dei disastri di Raggi che si allunga fino al capo politico, che negli anni l’ha difesa anche più di quanto avrebbe richiesto le stesse esigenze di realpolitik.