Cesare Battisti, battaglia legale su estradizione, ergastolo e isolamento
Punta in tre direzioni la strategia dei legali dell’ex-terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo, Cesare Battisti, condannato a due ergastoli per 4 omicidi, per alleviargli la detenzione nelle carceri italiane dove è stato portato dopo anni di latitanza in giro per il mondo dopo essere evaso dal carcere di Frosinone nel 1981.
Gli avvocati di Battisti hanno chiesto alla Corte d’Assise d’appello di Milano la traduzione dal portoghese all’italiano degli atti, tra cui «il decreto di espulsione, il parere dell’avvocato generale e alcune pagine del provvedimento di estradizioni», nei confronti dell’ex-terrorista Cesare Battisti arrestato a gennaio in Bolivia dopo una lunghissima latitanza e i giudici milanesi hanno accolto la richiesta.
Secondo gli avvocati di Battisti la richiesta è dettata dalla necessità dei legali del terrorista di avere «una chiara idea di come si sviluppa» la decisione di trasferire in Italia, per espiare la condanna all’ergastolo, Battisti, residente in Brasile dopo la protezione garantitagli dall’allora presidente federale Lula, oggi detenuto per reati finanziari, e arrestato in Bolivia.
Durante l’incidente di esecuzione la difesa di Battisti, rappresentata dall’avvocato Davide Steccanella, ha discusso l’istanza di commutazione della pena dall‘ergastolo a 30 anni, sulla base dell’accordo di estradizione tra Italia e Brasile, l’unico valido secondo il legale, dove non è previsto il carcere a vita.
Se per il Procuratore generale, Antonio Lamanna, gli unici atti che contano sono quelli tra Italia e Bolivia, per il difensore è anche «onore della giustizia italiana stabilire il titolo per cui Battisti è stato prelevato all’estero».
Dopo la nomina del perito, potrebbero essere necessari fino a tre mesi per la traduzione.
La Corte si è riservata di decidere anche sulla richiesta di revocare l’isolamento diurno di sei mesi per l’ex-terrorista detenuto nel carcere di Oristano, richiesta avanzata dal difensore a cui l’accusa non si è opposta.
Secondo l’avvocato Davide Steccanella, difensore dell’ex-terrorista dei Pac, infatti, la prescrizione è già scattata sui 6 mesi di isolamento diurno che Cesare Battisti sta scontando nel carcere di Oristano.
Il collegio presieduto da Giovanna Ichino, lo stesso giudice che, circa una quarantina d’anni, fu relatore della prima sentenza sui Pac, la sigla terroristica a cui Battisti era affiliato, ha deciso di stralciare la parte sull’isolamento diurno ed è entrato in riserva: il verdetto sulla richiesta della difesa di dichiarare la prescrizione è atteso nei prossimi giorni. Con tempi più rapidi, dunque, rispetto alla parte centrale del procedimento nato dall’incidente di esecuzione sollevato dalla Procura generale dopo la richiesta della difesa di commutare la pena all’ergastolo in 30 anni di carcere.
Secondo l’avvocato Steccanella, a imporlo è l’unico accordo per l’estradizione di Battisti sottoscritto tra Italia e Brasile nel dicembre 2009. Accordo che, a suo dire, non prevedeva la pena dell’ergastolo semplicemente perché il carcere a vita non è previsto dal codice penale brasiliano.
Secondo il sostituto procuratore generale Antonio Lamanna, invece, Battisti è stato estradato dal governo boliviano e, pertanto, l’accordo di estradizione sottoscritto 10 anni fa con il Brasile in questo caso non può essere applicato.