Caro Bonafede, vuoi assicurare giustizia alle vittime? Cambia la legge, se hai coraggio
Chissà se il ministro della Giustizia Bonafede ha soppesato attentamente le parole quando ha detto che il suo dicastero è impegnato a «portare avanti leggi in grado di far riconoscere giustizia piena nei tribunali alle donne che hanno subito violenza». Credevamo fosse già così. Invece, a sentire il guardasigilli chiunque è autorizzato a credere che i giudici italiani condannino e assolvano a seconda del sesso dell’imputato. Carità di patria ci impone di pensare che Bonafede abbia solo ceduto alla tentazione di accodarsi al coro d’indignazione che ha accolto la decisione del gup di Genova di concedere le attenuanti generiche ad un ecuadoriano che ha ucciso a coltellate la moglie infedele. Anche se finisce così per accreditare la vulgata di chi sostiene che davanti alla legge italiana gli uomini siano più uguali delle donne, proprio come nella orwelliana Fattoria degli Animali. Ma è una vulgata, appunto, solo panna montata ad uso e consumo del circuito mediatico del giudiziariamente corretto, che è poi la guancia sinistra del populismo giudiziario. Prova ne sia che il gup in questione è donna, che la sua decisione è frutto del libero convincimento cui è pervenuta analizzando in profondità l’intera vicenda e che i 16 anni di carcere inflitti all’imputato, a fronte dei 30 anni richiesti dal pm, sono il frutto della riduzione di un terzo della pena previsto dal codice a beneficio di chi, come l’ecuadoriano, opta per il rito abbreviato. Diversamente, sarebbe stata di 24 anni. E non bisogna essere Carnelutti per prenderne atto. Ma, si sa, il circuito di cui prima parte in automatico e di fronte ad un femminicidio ha già stabilito che nessuna condanna sarà mai esemplare. Anzi, sempre vi troverà il rigurgito del delitto d’onore o l’indizio di un «ritorno al clima degli anni ‘50». Che dire? Finché ne parla il suddetto circuito, passi. Ma se su quella stessa lunghezza d’onda si mette a strologare anche il guardasigilli, allora sono guai. Specialmente se è lo stesso che ha abolito la prescrizione e che ha inventato la carcerazione retroattiva. Ecco, se proprio Bonafede vuole evitare di essere ricordato solo per gli abomini prodotti, escluda l’omicidio dal novero dei reati per cui si può ricorrere al rito abbreviato. Assicurerà certamente più giustizia a tutti, uomini o donne che siano.