“Benedetto autismo”. L’intercettazione che incastra il deputato siciliano del Pd
“Benedetto autismo”. Suscitano indignazione le intercettazioni dell’ex deputato regionale siciliano del Pd Paolo Ruggirello, arrestato nei giorni scorsi per associazione mafiosa.
Eletto nel 2012 con il centrodestra per poi uscirne nel 2015 e approdare al Pd, il deputato trapanese aveva “promesso posti di lavoro in cambio di voti“, sia per le Regionali del 2017 che per le Politiche del 2018, in cui però è stato sconfitto. C’era Ruggirello alle spalle della “Serenità società cooperativa sociale onlus”, impegnata nel settore dell’assistenza sociale residenziale e di fatto gestita da Stefania Mistretta, psicoterapeuta legata sentimentalmente a Ruggirello. Il politico si era occupato “dell’accreditamento” utile alla concessione dei fondi pubblici ma era pronto a creare una società per investire sul «benedetto autismo», così diceva intercettato al telefono. La patologia era finita al centro di uno dei progetti della coop, un “Centro per l’autismo” attivato a Marsala, in contrada Strasatti.
«Ruggirello – scrivono i magistrati della Dda di Palermo – interveniva anche nel settore delle cooperative che gestivano centri di assistenza in provincia di Trapani e le agevolava per questioni riguardanti accreditamenti e finanziamenti presso la Regione. Tra tutte c’è la Cooperativa Serenità, molto attiva a Marsala e in provincia di Trapani. I magistrati parlano di «abuso del ruolo politico ricoperto dal deputato Pd e più nello specifico l’esistenza di un interesse personale di natura economica proprio nella conduzione delle strutture socio-residenziali gestite dalla Cooperativa Serenità» Scrivono ancora i magistrati, citando una conversazione intercettata, il settore di interesse della Cooperativa Serenità, fonte di sofferenze per molte persone, era definito benedetto autismo» da Ruggirello.
Ruggirello assieme a un altro deputato regionale era già stato “citato” dalla Corte dei Conti – per come riporta il giornale online “La Sicilia” il 19 gennaio 2018 – per «45 consulenze ritenute illegittime» che avevano provocato una spesa inutile di 200 mila euro. «I due hanno patteggiato pagando il 30 per cento», racconta Repubblica lo scorso 31 ottobre 2018.
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