Battisti vuota il sacco, anzi no: confessa gli omicidi, ma tace i nomi dei suoi complici

25 Mar 2019 15:33 - di Redazione

Non è un pentito, ma dal carcere di Oristano, dov’è rinchiuso, l’ex terrorista Cesare Battisti ha cominciato a parlare. Anzi, come ha reso noto nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Milano il pm Alberto Nobili, capo del pool meneghino dell’antiterrorismo che lo ha messo sotto torchio per due giorni di fila in un interrogatorio-fiume, «ha ammesso tutti gli addebiti, ossia i quattro omicidi, tra cui due di cui è stato esecutore». Battisti ha ammesso di aver sparato e ucciso due persone e di averne gambizzata una terza. In particolare, ha confessato di aver sparato alla guardia carceraria Antonio Santoro e di aver ucciso il poliziotto Andrea Campagna. Ha infine gambizzato il medico Diego Fava. Ha invece solo partecipato agli altri due omicidi di cui sta scontando l’ergastolo, ad altre due azioni per gambizzare gli obiettivi prescelti e infine a diverse rapine e furti. Fatti terribili. «Ha chiesto scusa per il dolore che ha arrecato ai familiari», ha rivelato Nobili.

L’ex-terrorista rosso risponde alle domande del pm

Nessuna rivelazione è invece arrivata da Battisti su chi ha favorito i suoi 37 anni di latitanza. «Nessuna copertura obliqua, occulta. Si è avvalso di un gruppo di estrema sinistra sia in Francia, che in Messico e in Brasile», si è limitato a riferire in proposito il pm. Insomma, nessuna “luce” è arrivata da Battisti sui fatti ancora avvolti nei troppi misteri di questa vicenda: «Parlerò solo per me – ha detto l’ex-terrorista -, non farò nomi di nessuno. Quello che è stato ricostruito dalle sentenze, quello che riguarda i Pac, sia i quattro omicidi che i tre ferimenti e una marea di rapine e furti per autofinanziamento corrisponde al vero». Per Battisti è arrivata anche l’ora dell’ammissione del fallimento politico del terrorismo: «La lotta armata ha impedito lo sviluppo di una rivoluzione culturale sociale e politica nata nel Sessantotto. Gli anni di piombo hanno impedito quella spinta culturale che stava nascendo in Italia», ha detto. Parole, se vogliamo, persino scontate ora che è dietro le sbarre. Ma per i magistrati bastano e avanzano: «Sono una sorta di “onore alle armi”, per chi lo ha arrestato e processato».

Battisti non rivela chi ha favorito la sua latitanza per 37 anni

Speriamo sia davvero così e non l’ennesima furbata di un criminale che l’ha sfangata per 37 anni e che forse spera in qualche sconto di pena senza per altro nulla rivelare su chi gli ha fornito soldi, alloggi, documenti e copertura per tanto tempo. Resta ancora questo il più misterioso e inquietante e capitolo dell’ex-proletario armato per il comunismo. Proprio lo stesso che in conferenza stampa è stato bollato da Nobili come una persona che «ha barato per 37 anni». L’auspicio è che non stia continuando a farlo.

Commenti

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  • liberato bonghi 25 Marzo 2019

    Credo che il p.m. gli abbia consigliato di ammettere i crimini, senza fornire informazioni sul terrorismo, per poter poi chiedere sconti di pena.