Basilicata, la goffa autodifesa di Di Maio: «Più forti di prima». Ma i frondisti invocano Di Battista
Dal 42% al 20%. Se questa è una vittoria. Basilicata tragica per i cinquestelle ma Luigi Di Maio esulta e parla di una compagine «più forte di prima». Contento lui, ma la verità è tutt’altra. Qualcuno lo faccia ragionare. Dopo Abruzzo e Sardegna la mazzata in Basilicata – dove un anno fa i cinquestelli fecero il pieno, appunto, con il 42% – va a certificare la caduta libera di consensi per il movimento, che ha dimezzato i suoi voti in Basilicata, pur mantendendo la posizione di primo partito a scoglio quasi ultimato. Di Maio si arrampica sugli specchi, ignora i dati di breve periodo e critica i giornali anziché interrogarsi: «I giornali sono liberi di scrivere ciò che credono», dice riesumando la solita infantile e grottesca critica alla stampa cinica e bara. Non ci sta Di Maio.
Di Maio: «Ma quale crollo?»
E infatti dice: «Non ci sto a questa narrazione di “tonfo” “crollo”, ma quale crollo? Il Pd sta sotto l’8% e si parla di nuovo bipolarismo, Fi sta al 9, ha dimezzato i consensi… e questi due partiti dicono a noi che stiamo andando male? Il M5S è la prima forza politica della Basilicata, senza le ammucchiate Antonio Mattia oggi sarebbe il presidente della Regione»: il delirio di Di Maio è totale, gli impedisce di vedere la realtà, ossia che da un anno a questa parte – elezioni politiche- il M5S si sta lentamente assottigliando. L’uomo tranquillo, dice un adagio, non ha fatto una bella fine. Gli fa compagnia Paola Taverna: il crollo non è del M5S, «il tonfo è forse di questa informazione e dei suoi silenzi assordanti», scrive in un tweet la vicepresidente del Senato.
Lo sfogo di Paragone
Ma i maldipancia all’interno del movimento stanno venendo allo scoperto. Di fronte al goffo tentativo di autodifesa di Di Maio, sbotta Gianluigi Paragone. «Abbiamo un problema, così non va. È stato un errore tenere fuori Alessandro Di Battista. Deve tornare al nostro fianco e combattere con noi. Perché stiamo diventando forza di sistema. E non basta fare il compitino, dobbiamo tornare a essere tsunami come una volta», è il suo sfogo a caldo, dopo i risultati. Da un retroscena del Corriere si apprende che sono in tanti ad essere scontenti, che non condividono la linea di Di Maio: «Siamo troppo lenti, dobbiamo accelerare», si sfogano i grillini interpellati dal Corriere della Sera. Anche perché gli appuntamenti incombono uno dietro l’altro e non sarà negando l’evidenza che le cose cambieranno: ci sono le regionali in Piemonte, vari appuntamenti con le Comunali in Sicilia e, soprattutto, le Europee. La fronda dei dissidenti si fa sentire e contesta ora apertamente la linea «troppo di destra», quella voluta da Di Maio e dalla Casaleggio. Il governo ci sta macerando, borbottano i pentastellati critici. Ma Di Maio, non si sa se più ingenuo o più disperato, si attacca a tutto: «Avete visto che trionfo a Matera?…»