Avanti popolo alla riscossa, ma nel centrodestra. In Basilicata la sinistra perde anche operai e “proletari”
I giovanissimi sono gli unici che non hanno ancora perso del tutto la fiducia nei Cinquestelle (il 44% del totale ha votato per i 5S, fermi comunque al 22% nel totale dei voti), i meno giovani (cosiddetti “millenials“, nati dopo il 1980) hanno espresso una leggera preferenza per il candidato del Pd Treretola (37%, il 42,2% in totale) mentre la cosiddetta “generazione X“, gli over 55, ha invece preferito Vito Bardi (nella foto) e ovviamente un mix generazionale più composito si è invece espresso per il centrodestra: in testa, tra i nuovi elettori, gli operai, le storiche tute blu che un tempo votavano a sinistra e che oggi, in Basilicata, hanno scelto il nuovo presidente di destra.
L’analisi ai raggi X della Swg delle elezioni regionali in Basilicata, al di là della schiacciante vittoria del centrodestra, che strappa alla sinistra dopo vent’anni la regione meridionale, svela un dato storico: il ceto basso, che un tempo si definiva “proletario“, si è spostato a destra, operai compresi. L’ex generale della Guardia di Finanza, Bardi, ha ottenuto il 38% dei consensi fra gli operai e ha raggiunto il 44% dei voti dei ceti bassi, idem per la classe media. Mentre alle elezioni politiche del 2018 la coalizione di centrodestra aveva raggiunto il 24,4, alle Regionali il fronte unito di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, tocca il 42,2% degli elettori, il 56% dei quali aveva già votato centrodestra, il 23% aveva votato i grillini, il 14% non aveva votato e più in generale il 4% si era espresso per il centrosinistra.
Il crollo del M5S, nelle cifre, si concretizza con una fuga di un elettore grillino su tre rispetto alle precedenti Politiche – solo il 31% ha votato Mattia – un 39% si è astenuto, il 17% ha votato per il centrodestra, il 12% per il centrosinistra di Treretola e solo l’1% per la Lista Tramutoli, il candidato indipendente di sinistra.