Autonomia del Nord, il “consiglio” di Mattarella: il Parlamento sia protagonista

4 Mar 2019 13:58 - di Valerio Falerni

Formalmente è solo un (illuminato) consiglio. E per di più richiesto. Nella sostanza, però, è destinato a pesare come un macigno sull‘iter che attende il testo sulla cosiddetta autonomia rafforzata di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, da molti bollato come “secessione dei ricchi“. Ma tant’è: richiesto di un parere dai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Aleberti Casellati, il presidente, meglio il professore (è docente di diritto parlamentare) Mattarella ha detto la sua circa il ruolo che il Parlamento potrà e dovrà, a suo avviso, esercitare sul provvedimento mirato a trasferire ulteriori competenze (e relative risorse) alle tre regioni del Nord.

Il parere di Mattarella richiesto da Fico e Casellati

Finora, la legge sull’autonomia rafforzata ha fatto la spola tra Palazzo Chigi e le sedi regionali lontano dai clamori e dalle polemiche. L’allora premier Gentiloni firmò in tutta segretezza le relative pre-intese quattro giorni prima delle elezioni del 4 marzo scorso, praticamente a governo già morto. A quello che lo ha sostituito non è rimasto che riprendere il filo del discorso e portare il tutto a compimento mettendo il Parlamento davanti al fatto compiuto e, per giunta, senza possibilità di modificare il testo: o sì o no. Con l’aggravante che quest’ultima opzione, ove mai espressa, alcuna conseguenza avrebbe prodotto. Insomma, un vero e proprio esproprio delle Camere su un tema decisivo per la tenuta stessa dell‘unità nazionale.

Il Quirinale: ma la decisione politica spetta a voi

È stata solo la reazione del mondo produttivo, di costituzionalisti e di opinionisti ad accendere un faro intorno al tema all’autonomia rafforzata. Circostanza che ha prima provocato i turbamenti dei Cinquestelle, che manco si erano accorti che l’argomento era in bella mostra nel contratto di governo da essi sottoscritto, e poi indotto Fico e la Casellati a ricorrere a  Mattarella. Il quale ha detto la sua, appunto come professore e da ex-giudice costituzionale. Politicamente, però, saranno i presidenti delle due Camere a decidere. Il capo dello Stato, almeno a leggere quel che scrive il Corriere della Sera, sarebbe stato sul punto estremamente chiaro: nessuna copertura. In questa partita, è la politica a doversi assumersi tutte le responsabilità. Il Quirinale resta arbitro.

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