Acca Larenzia, per l’aggressione a due reporter arresti domiciliari a Castellino e Nardulli (video)

28 Mar 2019 11:52 - di Redazione

Due arresti domiciliari per l’aggressione del 7 gennaio scorso ai danni di un giornalista e di un fotoreporter dell’Espresso avvenuta nel corso della commemorazione dei caduti di Acca Larenzia al cimitero del Verano di Roma. Si tratta di Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova e di Vincenzo Nardulli, esponente di Avanguardia Nazionale.

All’epoca dei fatti così la Questura di Roma aveva ricostruito la vicenda: durante la commemorazione organizzata al Verano da militanti di Fn e di Avanguardia Nazionale, l’attenzione degli agenti della Digos e del Commissariato San Lorenzo presenti sul posto è stata richiamata da un’accesa discussione scoppiata, verso le ore 15:30, tra otto persone, tra le quali Castellino e Nardulli, e un fotoreporter, collaboratore esterno del periodico ”L’Espresso”che stava riprendendo le fasi della cerimonia.

Gli agenti, dopo aver calmato gli animi, hanno accompagnato l’uomo fino all’esterno del cimitero, per evitare che la situazione potesse degenerare. Alla polizia il reporter ha spiegato di non aver subito alcuna minaccia o lesione, ma in serata, riferisce la Questura, si è presentato negli uffici della Digos, insieme a un altro collaboratore esterno del settimanale, anch’egli presente alla manifestazione, denunciando l’aggressione e mostrando il referto con 3 giorni di prognosi per alcune contusioni.

In seguito all’attività investigativa Castellino e Nardulli sono stati denunciati per minaccia, lesioni personali e violenza privata. Castellino è stato denunciato anche per la violazione della sorveglianza speciale alla quale era sottoposto.

Così il gip Mara Mattioli giustifica la misura della custodia cautelare: “Dalle indagini è risultato che i due arrestati hanno operato in maniera spregiudicata, minacciando di morte e aggredendo violentemente chi osava intromettersi nelle loro iniziative nonostante si trattasse di una manifestazione pubblica che si svolgeva in luogo pubblico solo perché non gradivano che le persone offese documentassero l’evento”. “La persistenza nel proposito criminoso dimostrato dagli indagati, l’uso di particolare violenza e le minacce di morte profferite ai danni delle persone offese, il grave stato di soggezione e timore provocato in tal modo sulle vittime, appaiono sintomatici di personalità prepotenti, aggressive, incapaci di controllare gli impulsi e sopratutto privi di qualsivoglia remora così da ritenere sussistente un concreto e attuale pericolo di recidivanza di reati della stessa specie”.

I fatti per i quali il giudice per le indagini preliminari ha chiesto la misura cautelare riguardano l’aggressione subita dal cronista Federico Marconi e dal fotografo Paolo Marchetti. “Marconi e Marchetti – scrive oggi l’Espresso – erano lì per documentare e per raccontare un rito. Ma anche per portare avanti un’inchiesta sulla galassia nera della Capitale che il nostro settimanale conduce da tempo”.

 

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