Terrorismo, gli 007: «Attenzione ai radicalizzati in casa. Sono 138 i “foreign fighters”»

28 Feb 2019 12:01 - di Sara Gentile
terrorismo

«Nonostante la perdita di territorio, combattenti e figure di rilievo, che ne ha indebolito la capacità di pianificare e dare diretto supporto ad azioni terroristiche di proiezione transnazionale, Daesh, determinato a colpire l’Occidente, si è mostrato ancora in grado di ispirare attacchi in Europa, suggerendone autori e modi». È quanto rilevano i Servizi di sicurezza per l’allarme terrorismo nella “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza“.

«Quanto agli autori, il rilevato coinvolgimento, negli attentati perpetrati nel 2018 nel Continente, di soggetti con passato criminale o trascorsi in prigione, è  valso a ribadire un tratto ormai congenito del fenomeno dei radicalizzati in ambito europeo».

Terrorismo, la relazione degli 007

Per gli 007 la minaccia jihadista e il terrorismo sono rimasta anche nel 2018 «costantemente all’attenzione dell’intelligence, per la quale ha anzi continuato a rappresentare una assoluta priorità. Ne fa stato l’impegno a tutto campo che – attivando, ove necessario, i previsti meccanismi di coordinamento e in costante raccordo con le Forze di polizia e i Servizi collegati – è stato dedicato dagli Organismi informativi al monitoraggio del fenomeno e delle sue tendenze sulla scena estera, così come delle sue espressioni in territorio nazionale».

A rendere tutto più complesso è anche Internet. La rete «continua ad essere impiegata per rilanciare, a ritmo martellante, messaggio e propaganda radicali, nonché appelli di tono istigatorio e indicazioni specificamente tarate sulla platea dei ‘lupi solitari’, cui vengono additate modalità operative a basso costo e massima resa». E ancora: «Uno degli ambiti di maggior impegno» per l’Intelligence italiana è rappresentato «dal fenomeno dei «radicalizzati in casa, un bacino sempre più ampio e sfuggente che richiede una serrata attività di ricerca e monitoraggio volta a cogliere per tempo segnali anticipatori di possibili transizioni dalla radicalizzazione all’attivazione violenta», sottolineano i Servizi. «Costante attenzione è riservata alla “lista consolidata” dei foreign fighters partiti per la Siria e l’Iraq a vario titolo collegati con l’Italia. In continuità con il trend rilevato lo scorso anno, non si sono registrate nuove partenze, anche se il numero dei “listati” è cresciuto (da 129 a 138) in ragione dei casi risalenti agli anni passati, individuati in esito alla costante attività di vaglio e riscontro anche di segnalazioni raccolte nell’ambito della collaborazione internazionale».

“Attenzione mirata” è stata riservata nel 2018 dall’intelligence italiana «ai numerosi indicatori di minaccia e warning, alla mobilità internazionale dei combattenti – in relazione al rischio che foreign fighter in fuga dall’area siro-irachena facessero ingresso, o ritorno, nel nostro Paese. Esiste la possibilità, da ritenersi tuttora concreta, che al Qaeda sfrutti l’indebolimento del cosiddetto Stato Islamico per un rilancio dell’attività terroristica, tanto nei quadranti in cui ha sinora perseguito una strategia di progressivo rafforzamento o radicamento, quanto con nuove sortite nel territorio dei “Crociati”».

 

 

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