Tav, legittima difesa e autonomie congelate. Se ne riparla dopo le europee

27 Feb 2019 12:29 - di Alessandra Danieli

Tutto fermo fino alle europee. Dopo la Caporetto grillina alle regionali sarde arriva l’aiutino “obbligato” di Matteo Salvini con lo slittamento dei principali provvedimenti di scontro tra 5stelle e Lega. Anche a costo di rimetterci un po’ la faccia. Strilli e scontri frontali su Tav, legittima difesa e autonomie lasciano il posto alla strategia del temporeggiamento- insabbiamento.

A cominciare dalla legittima difesa, terreno minato per i pentastellati, sulla quale Di Maio rischia la rivolta in Parlamento. La Camera rinvia, proprio come sperava il vicepremier grillino che, spaventato dal “rischio franchi tiratori”, ha chiesto al suo omologo di rinviare la pratica, «altrimenti mi massacrano». Ovvio che una volta uscita sulla stampa la notizia Gigino si sia rimangiato tutto:«È una fake news che io abbia chiesto il rinvio della legge sulla legittima difesa: il cronoprogramma della maggioranza non cambia». Ma lo slittamento c’è, solo in teoria il provvedimento è calendarizzato per la prossima settima perché di fatto finirà nel cassetto per essere riesumato in tempi migliori. Sulla riforma della legittima difesa Salvini è costretto ad aspettare e a rimangiarsi gli impegni presi solennemente in campagna elettorale e gli annunci trionfanti di fine anno quando disse la approveremo entro febbraio».

Stesso discorso per il derby Lega-5Stelle sull’Alta velocità. La piazza per il sì alla Tav applaudita da Salvini, il ni di Di Maio, gli stop and go imbarazzati di Toninelli, aggrappato come l’edera all’analisi  costi-benefici, evaporano di fronte alla mozione a firma grillina approvata da Montecitorio che resetta tutto per ripartire da capo. L’intera opera sull’alta velocità Torino-Lione «va ridiscussa integralmente», si dice nella mozione e la Lega è costretta a fare quadrato intorno ai 5Stelle. Forse – dicono i maligni – come ringraziamento per il salvataggio di Salvini sulla Diciotti. Un congelamento destinato a suscitare un vespaio di polemiche, con il governatore Chiamparino imbufalito che parla di «pietra tombale». Prova a metterci una pezza Riccardo Fraccaro, ministro per i rapporti con il Parlamento dicendo che il ministro Tria (favorevole all’opera) «ha espresso la sua opinione» che, fino alla decisione definitiva, «è inutile alimentare polemiche».

Stesso destino obbligato è toccato al disegno  di legge sulle autonomie, voluto tenacemente dalla Lega, portato in consiglio dei ministri dalla ministra leghista e temuto come la peste dai 5Stelle preoccupati (come pure le opposizioni) dei contraccolpi per il Sud. Risultato? Il tavolo di Palazzo Chigi rispedisce al mittente la bozza di “contratrto” tra Stato e le regioni Veneto, Lombadia ed Emilia-Romagna. Anche per la devoluzione targata Salvini si dovrà rimandare tutto a dopo il voto. Ne va della tenuta del governo gialloverde.

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  • tiramio 27 Febbraio 2019

    Fine della lega