Stefano Folli*: Tatarella, indispensabile architetto della destra italiana

8 Feb 2019 6:00 - di Redazione

Non si può comprendere la storia recente della destra italiana senza incontrare il nome di Giuseppe Tatarella. A quasi vent’anni dalla sua scomparsa, la sua vicenda politica ci ricorda ancora quanto sia ingiusto e poco veritiero il luogo comune secondo cui nessuno è indispensabile. Nella sfera politica questa massima ha poco senso e qui ne abbiamo la prova conclamata. Tatarella ha incarnato lo sforzo più intelligente e convincente di creare uno spazio politico in cui una formazione conservatrice ma non immobilista di centrodestra potesse costituirsi e mettere radici in un rapporto di confronto bipolare con il centrosinistra.

Per un periodo troppo breve, questo progetto ha avuto in Tatarella il suo architetto. E chi ha seguito la storia del nostro Paese negli ultimi trenta-quarant’anni può rendersi conto di quanto sia stato complesso e tortuoso il suo lavoro. Sotto l’ombrello generico del centrodestra si è sempre collocata una maggioranza più o meno significativa di italiani. Tuttavia sul piano politico le fratture in questo schieramento erano più profonde e ostative di quelle che minavano lo schieramento opposto. Fino alla fine degli anni Ottanta a sinistra esisteva una convenzione ad escludere il Pci dal governo nazionale. Era un vincolo che non conobbe eccezioni nemmeno al tempo del “compromesso storico”. Dopo la caduta del muro di Berlino tutto cambiò, con l’avvio di un processo storico che avrebbe trasformato lo scenario politico. Il che riguardava la sinistra, certo, ma anche la destra. Tatarella interpretò tale ruolo con senso della misura è una buona dose di astuzia. Definiva sé stesso un anticomunista e in verità a nessuno veniva in mente, nemmeno in un alterco, di dargli del neofascista.

Il merito di Tatarella, nato nel 1935, è di aver scongelato l’iceberg approfittando dell’opportunità politica: prima la caduta del muro berlinese, come si è detto, e poi – dal ’93 – il crollo per via giudiziaria dei partiti tradizionali del centro. Lo fece utilizzando con maestria il volano Berlusconi e ponendosi come mentore del giovane Gianfranco Fini. Stiamo parlando quindi di un politico molto abile e di un tessitore non comune, ma soprattutto di un uomo con una visione, qualità più che rara sia a destra sia a sinistra. È in massima misura suo merito la trasformazione del Msi in Alleanza Nazionale, rimuovendo la radice neofascista per guardare invece all’esperienza delle forze conservatrici europee, così da attirare di conseguenza una classe dirigente che mai si sarebbe avvicinata al partito della fiamma. Era un disegno ambizioso, intrecciato con l’avvento della berlusconiana Forza Italia in una relazione stretta, ma al tempo stesso attenta a preservare una sfera di autonomia costruita sulla credibilità, anziché sulle rivalità personali.

Niente a che fare con il moderatismo, in ogni caso. Tatarella non pensa a un nuovo partito democristiano negli anni in cui la Dc storica esce di scena. Al contrario, inserisce nel dibattito politico alcuni temi che servono a spezzare una certa continuità con la Prima Repubblica, come la polemica contro i “poteri forti”. Tatarella vuol far intendere che il nuovo centrodestra non è una versione aggiornata del vecchio sistema e che i “poteri” economici e finanziari devono rinegoziare il rapporto con la politica. L’abusata definizione di “ministro dell’Armonia” era efficace sul piano della comunicazione e rappresentava bene le qualità del personaggio, mai chiuso nel proprio accampamento e anzi aperto al dialogo con tutti. Soprattutto perché allo sviluppo politico del bipolarismo destra-sinistra doveva accompagnarsi la riscrittura delle regole generali.

Sappiamo che questa grande ambizione è rimasta a metà. La scomparsa davvero prematura di quest’uomo serio, esponente di una destra consapevole della complessità della storia italiana, è una perdita subita non tanto da uno schieramento politico, quanto dall’intero sistema, prigioniero di una sorta di eterna transizione.

* Editorialista di “La Repubblica”, vincitore del “Premio di Giornalismo politico Pinuccio Tatarella” nel 2015

Testo tratto dal libro “Pinuccio Tatarella – passione e intelligenza al servizio dell’Italia”, edito da “Giubilei Regnani”. Link per l’acquisto del libro: http://www.giubileiregnani.com/libri/pinuccio-tatarella/

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