Siria, è Gabriele Micalizzi il fotoreporter italiano ferito nell’ultima roccaforte dell’Isis

11 Feb 2019 15:33 - di Eugenio Battisti

Uno dei più noto fotoreporter di guerra, l’italiano Gabriele Micalizzi, 34 anni, è rimasto ferito a Deir Ezzor, nell’est della Siria, dove è in corso un’offensiva contro l’Isis. Secondo le prime ricostruzioni il freelance era impegnato in un servizio con un collega della Cnn per documentare l’offensiva curdo-araba, appoggiata dagli Usa, contro l’ultima roccaforte del Califfato, al confine con l’Iraq. Micalizzi  è stato ricoverato nell’ospedale della base americana “Omar Field” e non sarebbe in fin di vita. Il caso viene seguito con attenzione dall’inviato de Il Giornale Fausto Biloslavo. Stando agli account di alcuni attivisti curdo siriani, Micalizzi sarebbe stato colpito da una scheggia insieme ad un combattente delle Ypg, Unità di protezione del popolo: entrambi avrebbero riportato ferite lievi. Nei giorni scorsi era stato a Kobane  per documentare la difficile rinacita della città diventata negli anni del conflitto siriano il simbolo della lotta curda contro lo Stato islamico.

Micalizzi è uno dei più affermati fotoreporter di guerra italiani, noto a livello internazionale per i suoi reportage di guerra. Ha seguito fra l’altro il conflitto nel Donbass, l’offensiva israeliana a Gaza nel 2014 oltre ad aver coperto con i suoi scatti le diverse fasi della guerra in Siria e della lotta contro l’Isis. Le sue foto sono state pubblicate da New York Times, New Yorker, Newsweek, Wall Street Journal.

Sabato scorso le Forze democratiche della Siria hanno annunciato di aver dato il via “all’ultima battaglia” contro l’Isis nell’est del Paese arabo. L’offensiva a Deir Ezzor è in corso da settembre. Le Fds «hanno iniziato a muoversi verso l’ultimo villaggio rimasto sotto il controllo dei jihadisti in Siria», aveva annunciato il portavoce Mustafa Bali «presto il villaggio di Baghouz (nella provincia di Deir Ezzor) sarà ripulito dalla presenza dell’Isis». Stamani il direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdel Rahman, ha confermato la “lenta” avanzata delle Fds e le minacce rappresentate dai cecchini dell’Is, dalle mine collocate dai jihadisti sulla strada e dai tunnel scavati dai miliziani.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *