Santanché: «Hanno ucciso Sana due volte. Ma le femministe oggi dove sono?»
«Hanno ucciso Sana due volte, prima i familiari, poi i giudici. Anche in Italia vige la sharia». Daniela Santanchè, deputata di Fratelli d’Italia che si è occupata a lungo della condizione femminile nel mondo islamico, minaccata di morte dagli integralisti islamici, commenta senza sconti la «vergognosa sentenza» del tribunale di Gujrat, in Pakistan, che ha assolto dall’accusa di omicidio i familiari di Sana Cheema, la cittadina italiana di origini pakistane strangolata per aver rifiutato le nozze combinate. La notizia dell’assoluzione per mancanza di prove (padre, fratelli e zio avevano confessato l’uccisione della ragazza e poi ritrattato) è un verdetto inaccettabile. L’unica colpa della25enne italo-pachistana era quella di amare un ragazzo “occidentale”, di vestire all’occidentale, di leggere i nostri magazine, sottolinea la Santanchè che su Twitter scrive: «Hanno ucciso Sana due volte. Prima i familairi, che l’hanno strangolata perché voleva sposare un italiano. Poi il giudice pachistano, che li ha assolti. Noi non ti dimenticheremo, povera ragazza vittima del fanatismo islamico».
«È una sentenza vergognosa che purtroppo decreta la vittoria della giustizia-non giustizia islamica sulla giustizia italiana. Il nostro diritto si è piegato a quello dell’Islam. È la conferma della sottomissione totale delle donne al clan maschile della famiglia. Per un verso non mi stupisce – dice Santanchè — in Pakistan uccidere una donna non è reato, con la drammatica vicenda di Sana è stato rispolverato il delitto d’onore. Prima hanno tentato di far passare la tesi della morte per cause naturali poi l’autopsia ha chiaramanete dimostrato che la ragazza è morta per soffocamento. Si è soffocata da sola?». L’esponente del partito di Giorgia Meloni non si sorprende del silenzio di una nazione, l’Italia, dove vige la dittatura del politicamente corretto. «È una pagina nefasta per le donne islamiche e per tutte le donne. In Italia vige la sharia», incalza la parlamentare che sottolinea l’ipocrisia che si nasconde dietro la parola integrazione. «Sana viveva in Italia da cittadina italiana e voleva integrarsi… Purtroppo, però, una parte di “noi” preferisce tenere gli extracomunitari nei ghetti dove si autogestiscono secondo le loro regole. La sharia non esiste solo neo califfatti, dove vige un’altra giurisdizione, ma anche qui». Il fanatismo islamico fa proseliti e la giustizia islamica, con la sentenza di oggi, ha massacrato e ucciso ancora la povera Sana. Ma le femministe non hanno nulla da dire? La Santanchè, che quando il padre della ragazza pachistana confessò l’omicidio scrisse su Twitter “Bastardi” punta l’indice sulle militantesse di mee too o di se non ora quando?, sempre pronte a manifestare solidarietà per le donne con marce e fiaccolate. «Oggi dove sono? La vicenda di Sana non è degna dell’attenzione del mainstream? Loro che scendono in piazza per supercazzole oggi non si sentono…».
le femministe si muovono dove ci sono soldi da racimolare vedi mee too una macchina del fango che attacca le persone per bene