Sanremo, Achille Lauro comincia male: “Sono affezionato alla marijuana”
Non ha un linguaggio elegante, Achille Lauro, che a Sanremo sale sul palco con la canzone Rolls Royce. Forse anche per posa. Non vuole essere un educatore (ci mancherebbe pure…) e nemmeno si preoccupa che ad ascoltarlo siano soprattutto i ragazzini, che hanno fatto la sua fortuna. In un’intervista a Vanity Fair ammette che le droghe le ha provate tutte e che ce n’è una a cui è rimasto affezionato: «La marijuana, ma solo ogni tanto. Ormai ho talmente tante cose per la testa che se mi faccio una canna vado in confusione. Il fumo va bene per chi è spensierato». Come messaggio è pessimo, ma sembra non accorgersene. Achille Lauro è autore anche del libro edito da Rizzoli Sono io Amleto, in cui lo stesso autore descrive e racconta la sua adolescenza e giovinezza, un periodo difficile. Sempre nell’intervista a Vanity Fair dice: «Io non sono un educatore e i social li uso come voglio: la scarpa me la so’ sudata, se costa tanto che ce’ posso fa’? Fino all’altro giorno portavo i vestiti usati di mio fratello, oggi sono un imprenditore che si è costruito una società da solo, e voglio darmi un tono. Se poi un ragazzo mi chiede “il successo è la scarpa?”, io gli rispondo “no, il successo è lavorare tanto per qualcosa che ti piace”. Se dovessi fare una lezione a cinquecento giovani, sono sicuro che uscirebbero tutti col master». Il suo vero nome è Lauro De Marinis.: «Lauro è poco comune, così da piccolo tutti mi chiedevano “Ma Lauro come Achille Lauro?”. Crescendo ci sono rimasto». Visto quel che dice, sarebbe stato meglio se avesse scelto un altro nome d’arte. Perché quella di Achille Lauro è tutt’altra storia. Anzi, vera storia. E di ben altro livello.