Salvini visita in carcere Peveri e l’Anm lo “processa”. La replica: «Difendersi è un diritto»

24 Feb 2019 17:39 - di Giovanna Taormina

«Non doveva andare in carcere, pronto ad andare da Mattarella». Matteo Salvini ha visitato in carcere a Piacenza, Angelo Peveri, l’imprenditore condannato, insieme a un suo dipendente, per il tentato omicidio di uno dei tre romeni sorpresi a rubare, nell’ottobre del 2012, nel suo cantiere. Peveri è stato condannato a quattro anni e mezzo di detenzione. Ma la visita in carcere di Salvini non è piaciuta all’Anm che ha subito attaccato: «Delegittima i magistrati».

Salvini: «In carcere ci vanno i ladri»

La visita di Salvini è durata circa un’ora. «Angelo Peveri è un uomo che ha lavorato per cinquant’anni – ha sottolineato il ministro – La sensazione è che qualcosa non è giusto e non funzioni. Che sia in galera un imprenditore che si è difeso dopo cento furti e rapine e sia fuori un rapinatore in attesa di un risarcimento dei danni significa che bisogna cambiare presto e bene le leggi. Cercheremo di fare di tutto perché stia in galera il meno possibile. Dal mio punto di vista non avrebbe dovuto nemmeno entrarci in carcere».

Scontro tra Anm e Salvini

Ma per l’Associazione nazionale magistrati «le decisioni in merito alle modalità e alla durata di una pena detentiva spettano non al ministro dell’Interno, che ha fatto visita a un detenuto condannato con sentenza passata in giudicato, ma solo alla magistratura, che emette le sentenze in modo rigoroso e applicando le leggi dello Stato». Secondo l’Anm «ogni tentativo di stravolgere queste regole rende un cattivo servizio e veicola una messaggio sbagliato ai cittadini, viola le prerogative della magistratura, delegittima il sistema giudiziario ed è contrario allo Stato di diritto e ai principi costituzionali, al cui rispetto dovrebbero concorrere tutti, specialmente chi ricopre importanti incarichi di governo». Alle parole dell’Anm hanno fatto seguito quelle di Salvatore Cappelleri, al vertice della procura di Piacenza, che intervistato da Repubblica da puntualizzato che «questo non è un caso di legittima difesa, il pericolo è che passi il messaggio che comunque è legittimo reagire».

La replica di Salvini non si è fatta attendere: «La legge sulla legittima difesa è un diritto sacrosanto per chi viene aggredito, non è il far west, il far west è oggi. In Italia i rapinatori che vengono dall’estero e anche quelli italiani devono sapere quello del rapinatore è un “mestiere” pericoloso. Se c’è l’infortunio sul lavoro sono affari tuoi».  Salvini a Recco per un’iniziativa della Lega ha aggiunto ancora che «serve ai cittadini italiani perché non è possibile che ci siano rapinatori e delinquenti liberi che chiedono risarcimento danni e persone per bene che si difendono o in tribunale o in galera. C’è qualcosa che non funziona e quindi bisogna tornare a un’Italia dove le persone per bene vengono difese o hanno diritto di difendersi, e i delinquenti devono aver paura a fare i delinquenti».

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