Riecco i rossotogati che pretendono di dire al popolo cosa fare e come votare…
Hanno sempre un gran daffare i magistrati italiani. Ma quelli rossotogati, che democratici lo sono col timbro, ne hanno più degli altri. Basta poco per capirlo. E comprenderne il sacrificio. Basta, ad esempio, aver voglia e tempo di dare un’occhiata alla relazione congressuale della leader di Magistratura Democratica. Riga dopo riga, paragrafo dopo paragrafo, lo si scopre chiaro e netto il gran daffare dei rossotogati italiani. Trattasi di sforzo, anche fisico oltre che mentale, davvero abnorme. Perchè sono (e si sentono) magistrati a tuttocampo. Non devono solo applicare la legge. Devono anche capire la società. Non devono solo amministrare la Giustizia. Devono anche combattere crisi, disagio sociale e ogni disuguaglianza. Non devono solo perseguire i reati. Devono anche difendere la nostra democrazia il cui percorso parrebbe essersi interrotto proprio in questi ultimi mesi, in forza di una nuova e diffusa emotività che avrebbe persuaso il popolo a sbagliare e votare i “nuovi demagoghi”. E si, hanno proprio un gran daffare i togati italiani di Md. Non devono solo essere imparziali. Devono anche cercare di allontanare dalla loro mente la tentazione della neutralità. E, nel frattempo, devono capire e dire se una legge è buona o cattiva (e, quindi, ecco detto che la legge sulla legittima difesa non è buona per niente ed è pure “incostituzionale”); devono denunciare l’uso demagogico della norma penale (che sarebbe poi il decreto sicurezza) e anche l’effetto intimidatorio delle iniziative sulle Ong; devono poter criticare duramente ministri (Salvini su tutti, ovvio!) ma, anche presidente del consiglio e parlamentari e persino Nazioni intere (tutte quelle del gruppo di Visegrád) e, insomma, chiunque sia legittimato “solo” dal consenso che il popolo -ogni tanto- regala ai “demagoghi”. Altro che limitarsi a perseguire il crimine, a leggere atti, ad ascoltare imputati e testi, a proporre e a comminare condannare o assoluzioni. Il magistrato, in questa moderna (e democratica) accezione è mestiere multidisciplinare. Senza sosta e senza riposo. Un gran daffare davvero per questi rossotogati. Ma, comunque, senza quella scocciatura di dover chiedere il voto al popolo.
Purtroppo io nel 73 schelsi di vivere e lavorare in Australia (regolarmente emigrato) e per l’amore che mi porto dentro per l’Italia non mi e’ possibile conoscere tutti i cambiamenti avvenuti dal 73; poiche’ ricordo che la Magistratura era (come qui in Australia) non di parte ma leggendo “Magistrarura Democratica” devo chiedervi:-
1) E’ un nuovo partito politico? Penso di no
2) E se non lo e’ perche’ il governo permette che si oppongono alla maggioranza (del governo eletto) come se si ritengono all’opposizione?
Il governo fa’ le leggi, i carabinieri / polizia etc. arrestano i trasgressori, la magistratura li pnisce; SEMPLICE !!
Il
È roba davvero inquietante
bisognerebbe fare una radicale riforma della giustizia penale, se la magistratura è un potere democratico il popolo deve avere il diritto di intervenire nelle decisioni importanti, come avveniva nell’antica roma e nei paesi anglossassoni.
almeno per il dibattimento la decisione di condanna/assoluzione dovrebbe essere monopolio di una giuria popolare, al giudice togato il compito di dirigere l’udienza e, in caso di condanna, stabilire la pena ( come negli usa);
separazione netta delle carriere e subordinazione del pubblico ministero al controllo gerarchico del ministro di giustizia, in alternativa elezione dei pubblici ministeri.altrimenti c’è il pericolo che una minoranza nel paese (tipo magistratura democratica) possa condizionare e invalidare scelte politiche della maggioranza (vedasi caso ciotti)
La separazione delle carriere è una necessità impellente
Papponi.