Reddito di cittadinanza: napoletani in fila per il cambio di residenza
È corsa a Napoli ai cambi di residenza. Un trucchetto per sfoltire gli stati di famiglia ed accaparrarsi il reddito di cittadinanza. Agli uffici anagrafe del Comune di Napoli si presentano tutti con la stessa richiesta: «Voglio cambiare residenza». Lo riporta il quotidiano Il Mattino. «Nessuna legge o norma dello Stato – precisa il quotidiano napoletano – impedisce a un cittadino di migrare verso un altro appartamento, ammesso che poi avvenga davvero. Al netto dei furbetti di turno è certamente significativa la tempistica con la quale stanno fioccando nelle Municipalità del capoluogo campano le richieste di cambi di residenza, in alcuni casi raddoppiate».
Reddito di cittadinanza: il trucco del cambio di residenza
C’è da dire, tuttavia, che la scelta di cambiare la residenza o di stato civile per accedere a qualche sostegno economico, non è una prerogativa di questo periodo in cui è entrato in vigore il reddito di cittadinanza. A confermarlo al portale Internapoli è il gestore di un Caf. «I Centri di assistenza fiscale si sono occupati e si occupano di «disoccupazioni, Rei ed Isee e non è novità che ad esempio con la Naspi una persona lavori a nero per poi intascare l’assegno. Non sarà certo il reddito di cittadinanza a far cambiare le cose. Già da tempo con gli assegni sociali in tanti facevano le separazione, spostavano la residenza da chi non aveva reddito ed incassava i soldi» prima di una stretta dell’Inps che, insieme all’Agenzia delle Entrate, mantiene funzioni di controllo.
A Napoli si guadagna meno lavorando che col reddito di cittadinanza
La notizia dei boom di cambi di residenza fa il paio con le recenti dichiarazioni del presidente dell’Inps. Secondo il massimo responsabile dell’istituto di previdenza sociale, al Sud il 45% dei lavoratori dipendenti privati guadagna stipendi netti inferiori al reddito di cittadinanza. Meno dei 780 euro previsti dal governo. Il che darebbe un’ulteriore spiegazione della corsa al cambio di residenza. Rimanere a casa, pagati dallo Stato, garantirebbe una entrata superiore a quella di andare a lavorare per un’intera giornata.