Primarie Pd, ancora caos: il voto in Sardegna favorisce solo Zingaretti

26 Feb 2019 11:29 - di Giovanna Taormina

Tutti contro tutti. La presunta miniripresa in Sardegna non è bastata per placare le polemiche che infiammano da mesi il Pd. A pochi giorni dall’appuntamento ai gazebo per le primarie è ancora scontro all’interno del Partito democratico: Nicola Zingaretti prosegue per la sua strada e va a sinistra (anzi guarda con nostalgia al vecchio Pci). Roberto Giachetti con Renzi punta alla scissione. Mentre il segretario uscente Maurizio Martina cerca di sedare i malumori proponendo una segreteria condivisa con gli sfidanti. Impresa allo stato attuale alquanto difficile, se non impossibile. Comunque andrà a finire per il “rush finale” degli ultimi giorniprecedente al voto, il Pd cercherà di sparare tutte le cartucce a disposizione.

Primarie Pd, Giachetti contro Zingaretti

Ma le posizioni sono diverse e restano distanti. Giachetti in un’intervista a Repubblica ha detto chiaro e tondo: «Non mi fido di Zingaretti. Se ci riporta indietro tolgo il disturbo». «C’è un mood nell’esposizione zingarettiana – ha detto ancora – per cui con una mano si sostiene una cosa e con l’altra la si nasconde. Vale pure per il rapporto con i 5S e con quelli che io chiamo “gli scappati di casa”. Da una parte Smeriglio dice: bisogna riprendersi D’Alema e Bersani. Dall’altra Nicola chiede: chi l’ha detto? Ma come chi l’ha detto? Il portavoce della tua mozione. Un giochetto da prima Repubblica per coprire l’intero spettro del posizionamento politico  a proposito del nuovo che avanza». Giachetti ha poi dettato le condizioni per restare nel Pd: «Per me un partito non è una caserma, non significa avere catene: anche con Bersani ero in minoranza, ma esisteva una cornice condivisa… Di certo non rimarrò dentro a fare la guerra termonucleare al segretario eletto, come è stato fatto da altri».

Martina: «Salvare il Pd»

Martina ha però altri programmi:«La mozione di cui sono primo firmatario ha un obiettivo, prima di tutto: salvare il Pd. Senza questa comunità non c’è alternativa a Lega e M5S. Se qualcuno nel Pd vuole uscire dopo le primarie  fa un grande regalo alla destra. Spero non succeda e farò di tutto perché non accada. Se vinco le primarie  chiederò anche a Zingaretti e Giachetti di lavorare nella nuova squadra nazionale. Basta dividerci».  Intervistato dalla Stampa ha ribadito il concetto: «Il Pd deve essere il baricentro delle nuove elezioni. L’alternativa alla destra siamo noi. Ma dico no alle formule del passato».

Zingaretti: «Il Pd è malato»

Per Zingaretti il Pd è “malato”. «Il 3 marzo – ha detto Zingaretti a Napoli – voltiamo pagina e andiamo in tanti a votare perché quello che farà  la differenza sono proprio questi due elementi, essere in tanti e voltare pagina». Il suo obiettivo è quello di vincere le primarie con una percentuale  superiore al 50%, perché soltanto così avrebbe il controllo in tutti gli organismi dirigenti. E proprio per questo ha accettato l’idea di un confronto televisivo con gli altri sfidanti alla segreteria, dopo che lo aveva rifiutato per mesi. Il confronto si terrà giovedì negli studi Sky. Mancano pochi giorni alle primarie e ne vedremo ancora delle belle.

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