Party selvaggi a pagamento: lo scandalo del centro sociale che ospita l’Anpi
«No ai fasci», precisano dal centro sociale prima di iniziare qualsiasi trattativa. Per tutto il resto, come direbbe un popolare spot di una carta di credito, c’è il denaro. «Basta che pagano…», lascia intendere Lalla, la responsabile del Centro sociale “Officina territoriale 18 aprile”. Accade a Roma, laddove la sinistra strabica sbraita per l’occupazione di un edificio da parte dei ragazzi di CasaPound, esiste un ginepraio di “palazzi okkupati” dai “kompagni”. Il centro sociale in questione deve ben 700mila euro al Comune di Roma, ma anziché lasciare gli spazi gestisce il redditizio business dei “savage party”.
Festa selvaggia, droga e alcol liberi
Il cronista del Messaggero che ha curato l’inchiesta, Marco Pasqua, descrive una realtà dove l’illegalità regna sovrana e il business va a braccetto con la facilità con si ammanta il tutto con la retorica della sinistra e con le solite paroline magiche come “compagni”, “antifascismo”, “migranti”. Dietro le parole il nulla. O, per meglio dire: i soldi. «Come in una discoteca qualsiasi», negli spazi dell’ex-mattatoio di Testaccio, occupato nel lontano 18 aprile 1990, quello che è nato come centro interculturale è diventato un locale dove si affittano gli spazi e dove si vende “tutto”. Tutte le volte che i liceali romani organizzano un “Savage Party” (una “festa selvaggia”), devono pagare: «Si viaggia dai 700 euro in su». Ovviamente tutto in nero, di scontrini e ricevute fiscali neanche a parlarne. Si serve da bere a tutti, minorenni inclusi. Lo sballo non è incluso nel prezzo, ma è assicurato: «Per la droga, fumo e coca – scrive il Messaggero riportando le confidenze dei gestori dello spazio occupato – non c’è problema: si trova sempre e si consuma al bar, senza paura di essere sorpresi dalle forze dell’ordine».
Nel centro sociale a Testaccio anche una sede Anpi
Sul web, il centro sociale si presenta in maniera ben diversa. «Gestito dalla Cooperativa “Officina Territoriale 18 Aprile”, è punto di riferimento – si legge – per molte comunità di stranieri presenti a Roma, soprattutto africane e sudamericane. Organizza eventi culturali e musicali, corsi di lingua e laboratori. Ospita inoltre un ostello popolare, uno sportello di consulenza legale e un circolo Anpi». L’Anpi e i partigiani, come la coperta di Linus, ci stanno sempre bene. Dei party selvaggi a pagamento e dei 700mila euro mai pagati al Comune di Roma meglio non parlarne.
A viale Carlo Felice 69 a Roma stessa cosa. Si affittano i locali occupati per feste e “eventi” vari con vendita di qualsiasi cosa, senza controlli, senza servizi igienici, con musica a tutto volume fino alle 3 del mattino. E anche gli occupanti pagano il pizzo a questi “comunisti” e se ci sono manifestazioni sono tutti precettati.
Naturalmente le forze dell’ordine (quale ordine???) non possono fare assolutamente nulla. Questo è il paese che ha fortemente voluto la sinistra, poi si lamentano che non prendono più voti.